Papa Francesco ad Assisi: “Camminiamo insieme e chiediamo perdono”

di Emma Zampella

Papa FrancescoASSISI. “Ancora una volta ha chiesto che si pregasse per lui”, questo il sunto della visita di Papa Francesco ad Assisi. Un discorso quello del Pontefice che analizza l’indifferenza e la mancanza di dialogo, pazienza e confronto che attraversano la nostra società.

“Litigate quanto volete: se volano i piatti pazienza, ma mai finire la giornata senza fare la pace. E se nei matrimoni gli sposi imparano a dire ‘scusa, ero stanco’, a fare soltanto un piccolo gesto, e’ questa la pace. Questo e’ un segreto, che evita le separazioni dolorose. Penso al papà e alla mamma, che sono i primi educatori: come possono educare se la loro coscienza non e’ illuminata dalla Parola di Dio, se il loro modo di pensare e di agire non e’ guidato dalla parola, quale esempio possono dare ai figli? E penso ai catechisti, a tutti: cosa raccontano le parole di Dio o quelle del telegiornale?” ha detto Bergoglio in prima battuta. “La cosa più importante è camminare insieme, collaborando, aiutandosi a vicenda; chiedersi scusa, riconoscere i propri sbagli e chiedere perdono”, insiste ancora il papa quasi a voler dare speranza a quel mondo che la speranza la perde giorno dopo giorno.

E, rivolgendosi al clero e ai membri dei consigli pastorali della diocesi umbra, indica tre azioni fondamentali: “ascoltare la Parola di Dio, camminare, annunciare fino alle periferie”.Poi ha continuato: “Tanti di voi siete stati spogliati da questo mondo selvaggio che non da’ lavoro, non aiuta, al quale non importa se ci sono bambini che muoiono di fame, se tante famiglie non hanno la dignità di portare il pane a casa”.

Papa Francesco ha pronunciato questo duro atto di accusa parlando ai poveri che sono assistiti dalla Caritas di Assisi, radunati nella Sala della Spogliazione, per l’incontro con lui. “Per tutti, anche per la nostra società che da’ segni di stanchezza, se vogliamo salvarci dal naufragio, è necessario seguire la via della povertà, che non è la miseria, questa è da combattere, ma è il saper condividere, l’essere più solidali con chi è bisognoso, il fidarci più di Dio e meno delle nostre forze umane”, ha osservato lo stesso Pontefice nel testo del discorso, non pronunciato ma dato per letto.

“Anche in questa regione – gli ha fatto eco il presidente dei vescovi dell’Umbria e vicepresidente della Cei,monsignor Gualtiero Bassetti – i problemi non mancano: mi riferisco alla precarietà di vita di tante famiglie, che abbiamo cercato di alleviare con un fondo di solidarietà promosso da tutte le Diocesi umbre; penso al malessere che serpeggia nel mondo giovanile e tra i molti immigrati: un giovane senza lavoro è una persona senza prospettive, senza speranza e ‘senza dignità’! Penso infine all’invecchiamento progressivo della nostra popolazione. Non e’ mai mancata, però, e non manca la fiducia in Dio, Padre provvido e misericordioso, che ci avvolge della sua tenerezza”.

Successivamente, nella messa nel piazzale della Basilica Inferiore, lo stesso monsignor Bassetti ha presentato a Papa Francesco l’olio della lampada votiva a San Francesco, patrono d’Italia, offerto quest’anno dall’Umbria. Nel terzo aspetto, analizzato, quello missionario, Bergoglio ribadisce “l’importanza di uscire per andare incontro all’altro, nelle periferie, che sono luoghi, ma sono soprattutto persone, situazioni di vita. Quali sono le vostre periferie? – chiede Bergoglio – Certamente, in un primo senso, sono le zone che rischiano di essere ai margini, fuori dai fasci di luce dei riflettori. Ma sono anche persone, realtà umane di fatto emarginate, disprezzate; sono persone che magari si trovano fisicamente vicine al centro ma spiritualmente sono lontane: non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone”. Basta con “queste omelie interminabili, noiose, nelle quali non si capisce niente”.La domanda ai fedeli.“Io vorrei farvi una domanda: chi di voi sa il giorno del suo battesimo? Pochi eh! Pochi”. H adomandato poi a braccio il Papa. “Adesso i compiti per casa – ha aggiunto scherzando -: ‘mamma, papà’, dimmi quando sono stato battezzato. Ma è importante – ha detto ancora Bergoglio – perchè è il giorno della nascita come figlio di Dio”.

“È la prima volta che un Papa viene qui – ha detto Francesco – e nei giorni scorsi sui giornali sui media si facevano fantasie: il Papa andrà a spogliare la Chiesa, spoglierà gli abiti dei vescovi, dei cardinali, spoglierà se stesso… Questa è una buona occasione per fare un invito alla Chiesa a spogliarsi. Ma la Chiesa siamo tutti… Tutti siamo Chiesa e tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù. Lui stesso ci ha fatto una strada di spogliazione. È diventato servo, servitore, ha voluto essere umiliato in una croce… Se noi vogliamo essere cristiani non c’è un’altra strada. Non possiamo fare un cristianesimo un po’ più “umano”, senza croce, senza Gesù, senza spogliazione. E diventeremo cristiani di pasticceria, come le torte dolci e bellissime, ma non cristiani davvero. Il cristiano – ha aggiunto Bergoglio – deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo che minaccia ogni persona nella Chiesa, il pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo, la mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. L’idolatria è il peccato più forte. Quando i media parlano della Chiesa, credono che la Chiesa sono i preti, le suore, i vescovi, i cardinali e il Papa. La Chiesa siamo tutti noi e tutti noi dobbiamo spogliarci di questa mondanità, di questo spirito contrario a quello delle beatitudini, contrario a quello di Gesù. La mondanità ci fa male. È tanto triste trovare un cristiano mondano, sicuro di quella sicurezza che gli dà la fede e che gli dà il mondo. Non si può lavorare dalle due parti. La Chiesa, tutti noi, dobbiamo spogliarsi dalla mondanità. Gesù stesso diceva: non si può servire a due padroni, o servi a Dio o servi al denaro”.

“Non si può servire Dio e il denaro, la vanità e l’orgoglio. Noi non possiamo – ha detto ancora Francesco – è triste, cancellare con una mano quello che scriviamo con l’altra. Il Vangelo è il Vangelo. Dio è l’unico, e Gesù si è fatto servitore per noi, e lo spirito del mondo non c’entra qui. Oggi qui con voi, con tanti di voi che siete stati spogliati da questo mondo selvaggio che non dà lavoro, che non aiuta, a cui non importa se ci sono bambini che muoiono di fame, a cui non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa, non importa se tanta gente deve fuggire dalla schiavitù e dalla fame. E fuggire cercando la libertà, e con quanto orrore tante volte vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa. Ma oggi è un giorno di pianto, queste cose le fa lo spirito del mondo, è proprio ridicolo che un cristiano, un cristiano vero, che un prete, una suora, un vescovo, un Papa vogliano andare sulla strada di questa mondanità che è un atteggiamento omicida”.

“La mondanità spirituale – ha concluso il Papa – uccide, uccide l’anima, uccide le persone, uccide la Chiesa. Quando Francesco qui ha fato quel gesto di spogliarsi, era un ragazzo giovane, non aveva forza, è stata la forza di Dio che lo ha spinto a fare questo, la forza di Dio che voleva ricordarci quello che Gesù ci diceva sullo spirito del mondo, quello che Gesù ha pregato al Padre perché il Padre ci salvasse dallo spirito del mondo. Oggi qui chiediamo la grazia per tutti i cristiani: che il Signore dia a tutti noi il coraggio di spogliarci, ma dello spirito del mondo che è la lebbra, il cancro della società, è il nemico di Gesù. Chiedo al Signore che a tutti noi ci dia questa grazia di spogliarci”.

Nel discorso preparato, che non ha letto, il Papa spiegava che la scelta di Francesco di essere povero «non è una scelta sociologica, ideologica, è la scelta di essere come Gesù, di imitare Lui, di seguirlo fino in fondo. Gesù è Dio che si spoglia della sua gloria». «Il cristiano non è uno che si riempie la bocca coi poveri, no! È uno che li incontra, che li guarda negli occhi, che li tocca. Sono qui – aveva scritto il Papa – non per “fare notizia”, ma per indicare che questa è la via cristiana, quella che ha percorso san Francesco”. La Chiesa, aggiungeva nel testo preparato, deve “spogliarsi della tranquillità apparente che danno le strutture, certamente necessarie e importanti, ma che non devono oscurare mai l’unica vera forza che porta in sé: quella di Dio. Lui è la nostra forza! Spogliarsi di ciò che non è essenziale, perché il riferimento è Cristo; la Chiesa è di Cristo! Tanti passi, soprattutto in questi decenni, sono stati fatti. Continuiamo su questa strada che è quella di Cristo, quella dei santi”.

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