Colle: “No a grazia”, Berlusconi: “Colpo di Stato”

di Mena Grimaldi
 ROMA. Sabato Silvio Berlusconi aveva dichiarato di
aspettarsi un “motu proprio” da parte del presidente della Repubblica che,
aveva detto il cavaliere, “non dovrebbe avere un attimo di esitazione a dare –
senza che la richieda, perché ho la dignità di non chiederla – un provvedimento
che cancelli questa ignominia dei servizi sociali”.

Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a distanza di poche
ore, aveva diramato una nota in cui scriveva “Non ci sono le condizioni per
concedere una grazia”, il Cavaliere, nonostante ciò, è tornato a parlare lunedì
mattina a ‘Prima di tutto’ su Radio 1.

“Io non vedo come si possa chiamare in
modo diverso da colpo di Stato, quello che sta succedendo ad opera della
sinistra in Parlamento, partendo da una sentenza politica, che io ho definito
criminale, e che punta a sottrarre al centro-destra il leader capace di vincere
le elezioni, spianando così la strada alla conquista definitiva del potere da
parte della sinistra. Quindi io credo che la realtà valga su tutto, prevalga su
qualunque opinione ed espressione”, ha detto Berlusconi.

Il Cavaliere è poi
tornato sulla decisione, da parte del segretario del Pd, Guglielmo Epifani, di confermare il sì alla decadenza. “Epifani
dovrà vergognarsi finché campa di aver commesso un atto indegno, visto che la
decadenza si basa su una sentenza che non sta né in cielo né in terra, grida
vendetta davanti a Dio e agli uomini”.

“Questa sinistra vuole chiudere
l’operazione nei miei confronti, attraverso il suo braccio giudiziario. Ha
cercato di farlo perché in questi 20 anni io ho sottratto molte volte il potere
alla sinistra stessa. Adesso – ha ricostruito Berlusconi rispondendo alle
domande su Radio 1 nella trasmissione ‘Prima di tutto – dopo che la sinistra
era riuscita a farmi dimettere da capo del governo dopo le elezioni vinte con
largo margine nel 2008. Nel 2011, grazie al passaggio alla sinistra prima di 35
deputati a causa di Fini poi di altri deputati stava per toglierci la
maggioranza; quindi io fui pressato affinché dessi le dimissioni senza avere un
voto di sfiducia dal Parlamento. Mi si disse: per il bisogno generale serve un
governo tecnico , ora questo fu solo l’epilogo di quello che mi si fece contro”.

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