Fassina si dimette da viceministro e chiede il rimpasto nel governo

di Redazione

 Roma. L’ultima scossa all’esecutivo Letta arriva dal viceministro dell’Economia Stefano Fassina che ha presentato al premier le proprie “dimissioni irrevocabili”.

“Le parole del segretario Renzi su di me – ha detto – confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’e’ nulla di personale. E’ questione politica. E’ un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione”.

Fassino, in un’intervista a Repubblica, è tornatoa parlare di rimpasto, anche se solo parziale, nella squadra del Pda Palazzo Chigi. Un’ipotesi che però“non è all’ordine del giorno” della segreteria del Pd in corso a Firenze, secondo il portavoce dell’organismo Lorenzo Guerini. La richiesta di Fassina arriva di conseguenza alla svolta impressa dal nuovo segretario Matteo Renzi,colui che continua a giocare il ruolo di motore del dibattito politico: alle proposte per un patto di coalizione (unioni civili, modifiche alla Bossi e Fini, provvedimenti per famiglie e adozioni), il premier Letta ha risposto: “Troveremo le soluzioni per mettere d’accordo la maggioranza”.

Una maggioranza che torna a tremare, non solo per le sferzate di Renzi, ma anche per le minacce del Nuovo Centrodestra, che non vuole farsi dettare l’agenda dal segretario Pd. Dopo lo stop di Angelino Alfano, cheaveva frenato il sindaco di Firenze su unioni civili e modifiche alla Bossi-Fini, è Fabrizio Cicchitto a passare all’attacco, prospettando la crisi di governo nel caso si formino “due maggioranze”, una per sostenere il governo e una per fare la riforma elettorale.

E se, da un lato,c’è chi vuole fermare lo sprint di Renzi sul governo, all’interno dell’esecutivo c’è chi lo asseconda. “È doveroso che la nuova segreteria guidata da Renzi segni l’agenda di governo“, afferma Fassina in un’intervista a Repubblica. “E siccome le idee camminano sulle gambe di uomini e donne, il nuovo programma va di pari passo con una nuova squadra a Palazzo Chigi”. A una condizione: “Basta che lo si faccia in modo costruttivo, per esempio portando le proposte su legge elettorale e lavoro prima in direzione e poi fuori, e non viceversa”. Per dimostrare di fare sul serio, il viceministro mette sul tavolo la propria lettera di dimissioni: “Sono prontissimo a mettere il mio mandato nelle mani di Letta e del segretario del Pd”.

Il viceministrospiega il suo ragionamento: “C’è una valutazione politica che lo impone: la squadra nel governo Letta è la fotografia di un Pd archiviato dal congresso. Ora il partito nato dalle primarie è un’altra cosa, c’è un altro leader che legittimamente punta a una discontinuità con quel gruppo di ministri e con quel programma”.

Fassina lancia poi l’affondo nei confronti della sua stessa compagine di governo: “Pure autorevoli ministri fanno finta di raccogliere stimoli positivi da quelle che in realtà sono soltanto bordate polemiche. Ecco perché serve un chiarimento, nella prossima riunione della direzione del Pd, sul rapporto fra il governo e il partito uscito dalle primarie”.

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