Frosinone. Hanno dato esito negativo gli accertamenti comparativi sulle impronte digitali per scoprire l’assassino di Serena Mollicone, la studentessa scomparsa il primo giugno 2001 e ritrovata uccisa, legata e imbavagliata, …
… due giorni dopo nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, nelle vicinanze di Arce (Frosinone) dove la ragazza viveva. La relazione consegnata dai Ris di Roma al procuratore capo di Cassino Mario Mercone, titolare dell’inchiesta, ha fornito lo stesso risultato dei nuovi test del Dna svolti su 272 persone e consegnati alla procura prima di Natale.
Dopo oltre 12 anni di indagini, dunque, l’assassino della diciottenne di Arce non ha ancora un nome e un volto. Per la morte della studentessa sono indagate con l’ipotesi di omicidio volontario e occultamento di cadavere sei persone, tutte scagionate dagli accertamenti scientifici svolti finora. Ora per la loro posizione, come lasciano capire gli inquirenti, si va verso l’archiviazione.
Il profilo biologico rinvenuto sugli abiti della ragazza resta dunque sconosciuto. Per questo motivo il procuratore capo della Repubblica di Cassino, Mario Mercone, ha deciso di lanciare un appello ai complici dell’assassino. “La morte, anzi il femminicidio di Serena non può e non deve restare impunito. Per poter arrivare ad una verità ora abbiamo bisogno della collaborazione di chi, ormai da troppo tempo, tace”.
E aggiunge: “Nonostante le tante difficoltà oggettive riscontrate in questi anni abbiamo fatto il possibile per arrivare ad una soluzione. Purtroppo non sempre tutto è semplice. L’unica impronta nitida rinvenuta sul nastro isolante appartiene ad un tutore dell’ordine che in quel momento stava effettuando gli accertamenti. Tredici anni fa non esistevano i mezzi e l’accortezza di oggi nell’evitare l’inquinamento di una scena del crimine. Solo chi non lavora, non sbaglia. Sappiamo che l’assassino di Serena non avrebbe mai potuto occultare il cadavere della ragazza senza l’aiuto di un qualcuno. Ed è proprio a questa persona che mi rivolgo” affinché parli. “Niente rispetto al peso che da tredici anni porti sulla coscienza”.