Roma.Sistema proporzionale, con premio di maggioranza e doppio turno eventuale. Sbarramento con diversificazione tra liste coalizzate e non. Listini bloccati, con massimo sei candidati, nei collegi piccoli. Stop a candidature multiple e norme per la parità di genere. Ma niente preferenze.
Questi alcunielementi del testo base del cosiddetto “Italicum”, la legge elettorale, frutto dell’intesa tra Berlusconi e Renzi,e ora anche di Alfano, che approda in commissione Affari costituzionali alla Camera con il via libera di Pd, FI e Ncd. Un testo che ricalca lo schema indicato da Renzi e che sarà discusso dal 29 gennaio.
I seggi vengono distribuiti in collegi plurinominali con metodo proporzionale, su base nazionale. In ogni collegio si assegnano tra 3 e 6 seggi (ma sono possibili eccezioni) e la lista di ciascun partito non può eccedere il numero di seggi assegnati in quel collegio (dunque, massimo 6).
Sulla scheda, su cui resta (perché prevista da norme precedenti non modificate da questa legge) il nome del candidato premier della coalizione, compariranno i nomi di tutti i candidati nelle liste, che saranno bloccate ma con criteri di riequilibrio di genere: ci dovranno essere 50% di uomini, 50% di donne e nell’ordine di lista (in base al quale si decide l’elezione) non potranno esserci di seguito piu’ di due candidati uomini o donne.
Dunque niente voto di preferenze come chiesto a gran voce da molti, ma solo “nominati”. Uno dei punti su cui Berlusconi ha fortemente insistito e uno temi su cui si è consumata la rottura tra Cuperlo e Renzi (che nella sua newsletter si è detto “un sostenitore delle preferenze” ma che per salvaguardare lintesa con Forza Italia ha dovuto cedere “altrimenti saltava tutto”). Ed è, ancora, la questione su cui forze politiche come Scelta Civica o il Movimento 5 Stelle annunciano opposizione dura in Parlamento.
Alla lista o coalizione che riceva almeno il 35% dei voti, viene assegnato un premio di maggioranza del 18%. Ma c’è un limite al numero di seggi che si possono ottenere con tale premio: non oltre 340 (se si supera il limite i seggi eccedenti vengono divisi tra gli altri partiti).
Solo nel caso in cui nessuno raggiunga il 35% dei voti, si svolge un secondo turno fra le prime due liste o coalizioni di liste. Fra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti. Chi vince il ballottaggio, prende 327 seggi. I restanti 290 vengono divisi proporzionalmente tra gli altri.
Per accedere alla Camera le coalizioni devono prendere almeno il 12% dei voti. Le singole liste coalizzate devono arrivare al 5%, all’8% le liste non coalizzate. E’ previsto un meccanismo contro le ‘liste civetta’, per cui nel computo della cifra elettorale nazionale della coalizione non vengono contati i voti delle liste non presentati in almeno un quarto dei collegi. C’è un meccanismo di tutela di minoranze linguistiche. Restano gli eletti all’estero.
“Nessun candidato può essere incluso in liste con il medesimo contrassegno o con diversi contrassegni in piu’ di un collegio plurinominale”, prevede il testo. Stop, insomma, alla prassi dei leader e dirigenti dei partiti candidati in più seggi.
Quando arriverà in porto l’annunciata riforma del bicameralismo, il Senato non sarà più organo elettivo. Ma nel frattempo, nell’Italicum viene inserita una ‘clausola di salvaguardia’ che rende applicabile la legge elettorale anche al Senato. Percentuali, soglie e premio di maggioranza sono le stesse della Camera e vengono assegnati su base nazionale, con riparto regionale. Cambierà la grandezza delle circoscrizioni, dal momento che il numero degli elettori per il Senato è minore: si vota dai 25 anni in poi.