L’Aquila. Acqua contaminata distribuita in un vasto territorio e a circa 700mila persone. Acqua dalla qualità “indiscutibilmente significativamente e persistentemente compromessa”.
E’ quanto afferma la relazione dell’Istituto Superiore di Sanità, datata 30 gennaio 2014, depositata durante il processo di Bussi in Corte d’Assise a Chieti dall’Avvocatura dello Stato, confermando quanto il Wwf denunciava da anni.
“In tutti in comuni della vallata, compresi due capoluoghi di provincia, Chieti e Pescara, è stata erogata almeno dal 2004 e forse anche da prima e sino al 2007 acqua contaminata – ribadisce il presidente del Wwf Abruzzo, Luciano Di Tizio – senza che nessuno si prendesse la briga di avvertire la popolazione”. Ora la relazione dell’Istituto Superiore di Sanità rappresenta “un passo in avanti verso l’accertamento della verità”. Ma spiega: Non esiste unindagine epidemiologica. Non si conoscono i danni subiti dalla popolazione.
Le valutazione e le eventuali attribuzioni di responsabilità spettano alla Corte d’Assise. La Corte d’Appello esaminerà la questione l’8 aprile. Il processo di Bussi è attualmente diviso di fatto in due tronconi: presso la Corte d’Assise di Chieti (ed è la prima volta in Italia che un reato ambientale arriva in Assise) è in corso quello ormai in fase conclusiva che vede imputati 19 dirigenti ed ex dirigenti di Montedison e Solvay, dopo l’inchiesta del Corpo Forestale per avvelenamento di acque e disastro ambientale. Di fronte al Tribunale di Pescara, in fase preliminare, è invece aperto un secondo processo con imputati dirigenti dell’Azienda consortile acquedottistica e un funzionario della Als.