Roma. Il tetto delle proroghe, per i contratti a tempo determinato, passa da otto a cinque. La commissione Lavoro della Camera, infatti, ha approvato un emendamento del Pd che riduce il numero massimo di rinnovi lasciando però invariato il termine complessivo dei 36 mesi.
Il decreto legge voluto dal governo e dal ministro del Lavoro, Poletti, subisce dunque una rilevante modifica. Ma i cambiamenti del dl non si fermano qui. Le norme per i contratti di lavoro a termine e per l’apprendistato varranno infatti solo per i rapporti costituiti successivamente all’entrata in vigore del decreto legge lavoro. L’emendamento presentato dal Pd Carlo Dell’Aringa è stato approvato dalla commissione.
La proposta di modifica stabilisce, quindi, che “sono fatti salvi gli effetti già prodotti dalle disposizioni introdotte” dal decreto legge. Introducendo le norme transitorie per consentire alle aziende di adeguarsi al decreto legge, l’emendamento stabilisce, inoltre, che il datore di lavoro, che abbia in corso rapporti di lavoro a termine che comportano un superamento del limite percentuale, “è tenuto a rientrare nel limite entro il 31 dicembre 2014”.
In caso contrario il datore di lavoro, successivamente alla scadenza del termine, “non può stipulare nuovi contratti di lavoro a tempo determinato fino a quanto non rientri nel limite percentuale”. L’altra novità rilevante riguarda le mamme con contratti a tempo determinato, che potranno conteggiare il periodo di congedo di maternità, ai fini dei requisiti necessari per acquisire il diritto di precedenza, per le assunzioni a tempo indeterminato.
La proposta di modifica stabilisce che il congedo di maternità “concorre a determinare il periodo di attività lavorativa utile a conseguire il diritto di precedenza” nel caso di assunzione a tempo indeterminato, da parte dell’azienda.
Le modifiche non sono piaciute al Nuovo Centrodestra. “In commissione lavoro si è verificato uno dei casi in cui la sinistra non sembra quella di Renzi ma la solita, vecchia sinistra. Lì ci sono sempre maggioranze variabili a seconda dei temi”, dice capogruppo Ncd alla Camera Nunzia De Girolamo. Una differenza di vedute, all’interno delle forze del governo, che si è riflettuta anche sul voto della Commissione. Il dl, infatti, è stato approvato ed è stato votato il mandato al relatore.
A favore si è espresso però solo il Pd mentre Ncd non ha partecipato al voto e Scelta civica e Forza Italia si sono astenute. No da Sel, M5S e Lega Nord (che tramite Fedriga, assente, aveva annunciato una relazione di minoranza).
Il decreto legge passerà all’esame dell’Aula venerdì 18 aprile. Il voto è atteso dopo Pasqua, probabilmente con il voto di fiducia, “anche se manca l’annuncio ufficiale”, riferisce l’ex sottosegretario al Welfare.
Nelle stesse ore, durante la discussione del Def approvato al Senato, la maggioranza ha chiesto al governo la “riduzione strutturale del cuneo fiscale e contributivo gravante sui lavoratori” con redditi bassi anche, tenendo conto dei carichi familiari, nonché “una svolta nella politica economica” in modo da poter utilizzare le “clausole di flessibilità” esistenti.