Shoah, il governo tedesco su Berlusconi: “Parole assurde, no comment”

di Antonio Taglialatela

 Roma. “Non volevo offenderlo ma apriti cielo, perché per i tedeschi i campi di concentramento non sono mai esistiti”.

Parole con cui Silvio Berlusconi, da Milano, alla presentazione dei candidati di Forza Italia alle Europee per la circoscrizione Nord Ovest, è tornato all’attacco di Martin Schulz, candidato del Pse alla presidenza della Commissione europea, che l’ex premier nel 2003 definì ‘Kapo’ durante un’assemblea del parlamento europeo.

Da più parti, soprattutto dal centrosinistra, c’è chi invita a non dar conto alle provocazioni di Berlusconi da qui al termine della campagna elettorale per le Europee, poiché frutto di “una strategia per attirare su di sé l’attenzione mediatica e distogliere l’opinione pubblica dalle sue vicende giudiziarie”.

Non a caso, il portavoce di Angela Merkel, Steffen Feibert, in conferenza stampa a Berlino, liquida così le dichiarazioni dell’ex Cavaliere: “Affermazioni talmente assurde che il governo tedesco non le commenta”.

La stampa tedesca utilizza una vena di ironia: “Più Italia meno Berlusconi”, titola la Sueddeutsche Zeitung, parafrasando allo slogan elettorale del partito “Più Italia meno Germania”. Frankfurter Allgemeine Zeitung scrive invece “È tornato”, sottolineando che Berlusconi nella campagna elettorale europea “agisce senza scrupoli come sempre”.

Dura, invece, lareazione di Jean Claude Juncker, candidato alla presidenza della Commissione europea per il Ppe (di cui fa parte anche Forza Italia). “Le dichiarazioni di Berlusconi mi hanno nauseato. – ha detto Juncker – Gli chiedo di ritirarle immediatamente e scusarsi con i sopravvissuti dell’Olocausto e con i cittadini della Germania. “Per tutti quelli che hanno la storia europea in mente -continua il candidato dei popolari europei – questo è particolarmente vero per il terrore sperimentato durante l’Olocausto, costato la vita a milioni di innocenti. Berlusconi, l’Olocausto non è un tema su cui ridere”.

Il politico lussemburghesedefinisce gli attacchi di Berlusconi alla Germania “inaccettabili” e ricorda come “durante la crisi la Germania, come molti altri Paesi membri Ue, ha dimostrato una solidarietà senza precedenti con i Paesi europei in difficoltà”. “Questi Paesi – spiega Juncker – hanno anche loro preso misure senza precedenti e spesso dolorose per stabilizzare le loro economie e finanze pubbliche non è stato un processo facile né per la Germania né per i Paesi in difficoltà. Questa crisi ha scoperto molte ferite. Noi ora dobbiamo guarire queste ferite e non porre sale su di esse, come Berlusconi sta facendo con le sue dichiarazioni”. “Dobbiamo ri-unire l’Europa dopo la crisi – è l’appello del candidato del Ppe – non creare ulteriori divisioni. Non c’è posto nella politica europea per dichiarazioni divisive, che tradiscono i valori su cui la Ue si basa”.

In difesa di Berlusconi scende il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, che capovolge il fronte: “Le dichiarazioni di Juncker sono esse sì incresciose, e purtroppo figlie di un triste calcolo elettorale: la paura cioè di perdere i voti della Merkel. Ora che anche Juncker si dimostra succube di questa nouvelle vague prona alla Grande Germania, che ha impoverito il sud dell’Europa e ingrassato i conti delle banche tedesche, la posizione di Berlusconi appare più che mai lungimirante e realistica”.

Per Brunetta “altro che scusarsi con tedeschi ed ebrei. Berlusconi non ha affatto scherzato sull’Olocausto, né accusato a vanvera un popolo che stimiamo e amiamo, ma ha dato voce a un timore serio e realistico dell’opinione pubblica non solo italiana”. E l’ex ministro rincara la dose: “Oggi i leader tedeschi, al di là delle dichiarazioni di facciata, tendono per la loro personale ambizione, a rimuovere la memoria di quel che le pulsioni nazionalistiche ed egemoniche della Germania hanno storicamente sempre causato in Europa: e cioè invasioni, guerre e lutti”.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico