Pd, Mineo: scoppia il caso al Senato

di Mena Grimaldi

 Roma. A seguito della sostituzione del senatore Corradino Mineo in commissione Affari costituzionali decisa dall’ufficio di presidenza del gruppo Pd per “contenere” il fronte dei dissidenti interni sul fronte delle riforme, è scoppiato un vero e proprio caso al Senato.

Quattordici senatori si sono autosospesi oggi dal gruppo per protesta contro la sostituzione dello stesso Mineo (e di Vannino Chiti) nella commissione dove è in corso l’esame del ddl sulle riforme istituzionali.

Ad annunciarlo in Aula è uno dei “frondisti”, Paolo Corsini: “Chiediamo un necessario e urgente chiarimento prima dell’assemblea del 17 giugno”.

Gli autosospesi sono oltre a Corsini e Mineo, Felice Casson, Vannino Chiti, Erica D’Adda, Nerina Dirindin, Maria Grazia Gatti, Sergio Lo Giudice, Claudio Micheloni, Massimo Mucchetti, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci, e Renato Turano.

Ai tredici firmatari si é poi aggiunto un quattordicesimo, il senatore Francesco Giacobbe. “Noi andiamo avanti. I numeri per fare le riforme ci sono. Le riforme non si possono bloccare”.

Lo ha affermato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, interpellata a Montecitorio sull’autosospensione di 14 senatori del Pd. “È una forma di ottusità”, dice il senatore del pd, Felice Casson, replicando alle dichiarazioni del ministro Boschi.

Casson spiega: “noi non vogliamo colpire le riforme, siamo per il superamento del bicameralismo perfetto, per la riduzione del numero dei parlamentari e per una riduzione dei costi della politica e non poniamo alcun veto, ma vogliamo che i cittadini votino il proprio senat”.

L’esclusione di Mineo resta per Casson “un atto grave al quale va posto rimedio”. In prima fila tra chi critica la mossa dell’ufficio di presidenza anche il deputato Pippo Civati, che sul suo profilo facebook si scaglia contro

“L’episodio più grave di una legislatura che già non ce ne ha risparmiati”. Civati parla di “errore politico”, e ricorda che “il vero problema é che Berlusconi non vota la riforma di Renzi, che non ha i numeri al Senato, e se la prende con chi pone solo una questione di merito. Dopo avere detto per mesi che le riforme si fanno con le minoranze, si perdono le minoranze dentro e fuori. Un capolavoro”.

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