Cottarelli: “Basta spese coperte da tagli futuri”

di Gianfranco Fabozzo

 Roma. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’emendamento, votato alla Camera nel decreto P.a, che consente 4mila pensionamenti nella scuola.

Per coprire i costi si sono usati i risparmi futuri della spending review. Il commissario Carlo Cottarelli, alle prese con il puzzle della spesa pubblica, ha allora acceso il computer e riempito una nuova pagina del suo blog per lanciare l’allarme. “Se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa – ha spiegato chiaramente – il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro”.

E solo riducendo le tasse sul lavoro – ha aggiunto – si può creare nuova occupazione. Il nodo è chiaro. E’ una questione di priorità, di scelte. Se si fanno nuove spese non si tagliano le tasse sul lavoro: che poi – tradotto per il contribuente simplex – significa in questo momento rendere stabile anche nel 2015 il bonus di 80 euro e, magari, estenderlo anche a pensionati e partite Iva.

Mentre indiscrezioni dicono che il commissario alla spending review sia pronto a lasciare il suo incarico, non si sbilancia Matteo Renzi. “Rispetto e stimo Cottarelli: farà quello che crede. Ma non è Cottarelli il punto fondamentale: la spending review la facciamo anche se va via”, dice il premier alla direzione del Pd.

Immediate sono partite le polemiche, con il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, ad aprire il fuoco: Cottarelli “svela l’imbroglio delle coperture di Renzi, vale a dire il continuo ricorso, da parte del governo, ai risparmi derivanti dalla spending review per finanziare altre spese, magari relative a norme di chiaro stampo clientelare”, mentre per la Lega “il governo sta spendendo soldi che non ci sono e non si sa se ci saranno”.

Anche Francesco Boccia, presidente della Bilancio alla Camera, replica a stretto giro: se Cottarelli “è in vena di dare consigli sull’utilizzo dei risparmi di spesa sulle pensioni, gli consiglio vivamente di rivolgersi prima al governo e solo successivamente al Parlamento”.

Ma le parole del commissario non sono una critica al governo, bensì un alert per la politica. Quella di Cottarelli è la stessa chiave di lettura che trova sponda anche nel ministro dell’Economia. “I tentativi di fare apparire le parole di Cottarelli come una polemica nei confronti del governo anziché nei confronti di alcune prassi parlamentari sono evidentemente strumentali”, spiegano fonti del Tesoro, sottolineando che l’intervento mira invece a ribadire le posizioni comuni di Mef e Governo sulla spending.

Del resto, proprio durante l’esame del decreto della P.a, il sottosegretario Giovanni Legnini aveva espresso il parere contrario del ministero. E non si può addebitare la colpa – viene fatto notare anche nelle stanze del Tesoro – al solito capro espiatorio dei mal di pancia parlamentari, cioè ai severi guardiani della Ragioneria, che hanno espresso solo un parere tecnico.

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