LUSCIANO.Nicola Panaro, 41 anni, esponente di primo piano del clan dei Casalesi, è stato arrestato dai carabinieri dopo cinque anni di latitanza.
E’ stato scovato a Lusciano, nel casertano, dai carabinieri della compagnia di Casal di Principe, guidati dal capitano Andrea Corinaldesi. Panaro, cugino del capo storico del clan Francesco Schiavone,detto “Sandokan”, era sfuggito al blitz dell’operazione Spartacus 3 ed è considerato il personaggio attualmente più potente dell’organizzazione, subito dopo i superlatitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine.
Inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi, nei suoi confronti era stato anche emesso un mandato d’arresto internazionale perchè ritenuto responsabile di associazione per delinquere finalizzata alle estorsione.
Al momento dell’irruzione dei carabinieri non era armato e non ha opposto resistenza. I militari lo hanno sorpreso nel rifugio dotato di sofisticate apparecchiature di videosorveglianza.
Quando le forze dell’ordine fecero irruzione nel suo rifugio, nel corso dell’operazione Spartacus 3, lui era già scappato ma furono rinvenuti i “pizzini” con cui dava disposizioni al clan.
La prima inchiesta nella quale risulta coinvolto insieme ad altri esponenti dei Casalesi risale al 1996, quando la Dda spiccò nei suoi confronti un mandato di cattura per racket e camorra. L’11 novembre del 1998, fu condannato a 6 anni e 4 mesi di carcere, dai giudici della quarta sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, perché riconosciuto colpevole di aver fatto parte di una banda dedita al racket a capo della quale c’era il sanciprianese Michele Iovine, condannato, in quella occasione a 15 anni di carcere per associazione mafiosa ed estorsione. Il 27 marzo 1999 fu arrestato dagli agenti della squadra mobile casertana. Fu trovato in un appartamentino di via Leoncavallo, a Casal di Principe, di fronte alla casa del suocero Dionigi Diana. Dal 1995 era ricercato quando scattò il blitz-stralcio di Spartacus.
Nel 2002 fece perdere le proprie tracce dopo la scarcerazione disposta dalla prima sezione della Corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere, al termine del processo per l’omicidio dell’imprenditore edile Aldo Scalzone, nel quale era imputato con l’accusa di omicidio. I suoi avvocati riuscirono a dimostrare che nessuno dei cinque pentiti alla base delle indagini aveva fatto esplicito riferimento al loro assistito.
Il ministro dell’interno, Roberto Maroni, siè congratulato con il comandante generale dell’ Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, dell’arresto del boss Panaro. “Un altro successo straordinario dello Stato contro la camorra”, dice il titolare del Viminale, che martedì sarà a Caserta per la riunione di coordinamento del tavolo della legalità.