Interporto Sud Europa, incontri per i 10 lavoratori in mobilità

di Redazione

 MARCIANISE. Fine settimana importante per i dieci lavoratori dell’Interporto Sud Europa messi in mobilità dalla società facente capo al Gruppo Barletta e che operano come vigilantes nell’area.

Giovedì 21 gennaio, presso la Direzione Provinciale del Lavoro, sono convocati lavoratori e dirigenti dell’azienda per addivenire ad un possibile accordo circa la vicenda che vede coinvolti i dipendenti in mobilità. I lavoratori, assistiti dai legali Pietro Marzano e Stefano Mazziotti incaricati dalla UIlTuCS-Uil, hanno richiesto il tentativo di conciliazione contestando numerose inadempienze da parte della società del Gruppo Barletta e puntando alla riassunzione immediata con decorrenza retroattiva.

Venerdì 22 gennaio, invece, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono state convocate in prefettura per un ultimo tentativo di riassunzione dei dieci lavoratori ancora in mobilità, alla presenza del prefetto vicario Franco Provolo.

“La vicenda dei lavoratori in mobilità – dice Alessandro Tartaglione, coordinatore provinciale della UILTuCS-Uil – si trascina ormai da troppi mesi ed è stata l’ennesima cartina di tornasole che ha rivelato improvvide e per nulla solide strategie di management del Gruppo Barletta. L’azienda si è mostrata sempre cieca al confronto con i sindacati, addirittura mettendo in discussione l’unico suo rappresentante sindacale aziendale. E sta raccogliendo in questi giorni, nonostante il tentativo di accreditare il proprio staff dirigenziale, approfondite e dettagliate critiche circa la gestione della struttura intermodale operante nel territorio dei Comuni di Maddaloni e Marcianise. Lo dimostra un ampio articolo di un giornale specializzato di rilevo nazionale come ‘Ship2Shore’, che evidenzia come l’azienda non abbia ‘mai risposto ad alcuna domanda postale né fornito dati di traffico, programmi di sviluppo o altre informazioni di qualsivoglia genere’. Una situazione che, visti anche i negativi risultati delle azioni legali finora poste in essere dal Gruppo, ‘suona come una condanna con poche possibilità di appello’”.

“Il Gruppo Barletta – conclude Tartaglione – esca allo scoperto, rivelando la vera realtà dei fatti. Da un lato mette in mobilità i lavoratori per motivi organizzativi e produttivi, dall’altro si affanna a propalare la sua solidità, dall’altro ancora raccoglie bacchettate da chi si occupa quotidianamente di logistica e mobilità. Il destino dei lavoratori non può dipendere da improvvide strategie messe in atto da chi si candidava ad essere il fiore all’occhiello non solo dell’intera provincia ma dell’Italia meridionale tutta. Noi, dal nostro canto, ribadiamo l’unicità del nostro comportamento, orientato al confronto e alla ricerca di una soluzione per il bene comune, sia dei lavoratori che dell’azienda”.

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