Catturato estorsore del clan Menditti di Recale

di Redazione

 RECALE. Nel pomeriggio di giovedì, la Squadra Mobile di Caserta ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della Procura Distrettuale, …

… in relazione al reato di tentata estorsione, aggravata, nei confronti di Giuseppe Trepiccione, 38 anni, di Caserta, ritenuto organico al clan Menditti di Recale, alleato dei Belforte di Marcianise.

L’uomo era stato arrestato dalla polizia di Stato, in flagranza di reato, il 20 giugno scorso, nell’ambito di servizi finalizzati al contrasto della criminalità organizzata e nel contesto delle continue attività di monitoraggio dei cantieri della zona, predisposti dalla squadra mobile di Caserta al fine di fronteggiare il diffuso fenomeno delle estorsioni perpetrate in danno di imprenditori.

In particolare, Trepiccione era stato notato a bordo di una moto mentre repentinamente si allontanava da un cantiere, inaugurato da pochi giorni a San Prisco, e tale presenza era apparsa sospetta ad una pattuglia impegnata sul territorio, poiché l’uomo, si legge in una nota della Questua, era noto agli investigatori per le sue abituali frequentazioni con esponenti di spicco del clan Menditti. Pertanto, venivano predisposti servizi di appostamento per verificare se non fosse in realtà l’emissario di una richiesta estorsiva per conto del clan recalese.

L’intuito degli investigatori si rivelava fondato: infatti, nel pomeriggio del 20 giugno, Trepiccione ritornava al cantiere e si avvicinava al titolare dell’impresa. I poliziotti, appostati a pochi metri, avevano modo anche di ascoltare l’inequivocabile richiesta estorsiva che il giovane indirizzava all’imprenditore, al quale, con tono perentorio, contestava di non essersi ancora messo a posto con i Menditti di Recale. Immediatamente intervenivano i poliziotti che bloccavano Trepiccione dopo un breve inseguimento, poiché l’uomo, alla vista degli agenti, tentava un’inutile fuga a bordo della moto con cui era giunto presso il cantiere.

L’Ufficio Gip presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere convalidava l’arresto operato dalla squadra mobile, e, riconoscendo la sussistenza dell’aggravante mafioso che determina che il reato rientri nella competenza del Gip presso il Tribunale di Napoli in funzione distrettuale, pur dichiarandosi funzionalmente incompetente, adottava comunque la misura della custodia in carcere, stante l’urgenza di soddisfare l’esigenza cautelare di prevenire la reiterazione di reati della medesima specie, disponendo contestualmente la trasmissione degli atti relativi alla Procura Distrettuale di Napoli, che formulava nuova richiesta di misura cautelare al Gip presso il Tribunale di Napoli che accoglieva le argomentazioni relative, emettendo il provvedimento eseguito oggi presso la casa circondariale sammaritana.

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