MONDRAGONE. Arrestato nella sua casa di Mondragone Vincenzo Alfiero, 77 anni, originario di Casal di Principe, legato storicamente al clan dei Casalesi e già condannato nel processo Spartacus I.
Nei suoi confronti è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, per associazione per delinquere di stampo camorristico.
Stando alle indagini e alle testimonianze di recenti collaboratori di giustizia, l’anziano gestiva la cassa del clan dei Casalesi. Era legato negli anni Ottanta e Novanta a Mario Iovine, ucciso in Portogallo nel 1991. I suoi figli, Nicola e Massimo Alfiero – il primo considerato anello di congiunzione tra i mondragonesi e i casalesi, il secondo legato al killer Giuseppe Setola – sono entrambi detenuti in regime di 41 bis.
Alfieroè ritenuto dagli inquirenti della Dda il cassiere della cosca capeggiata da Francesco Schiavone detto “Sandokan”, in carcere da 12 anni e ristretto in regime di 41 bis.E’ legato ai casalesi da oltre 27 anni. Nel 1983 fu arrestato con altre 116 persone per associazione mafiosa in quanto affiliato al clan denominato ‘Nuova famiglia’ facente capo al defunto Antonio Bardellino.Condannato per associazione mafiosa per la sua appartenenza ai casalesi con contestazioni di condotta fino al ’96 come emerge dalla lettura della sentenza ‘Spartacus’ emessa dalla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, ha gestito la cassa della cosca di Casal di Principe occupandosi degli stipendi alle famiglie degli affiliati.
Contro Alfiero avrebbero puntato il dito numerosi collaboratori di giustizia, con le loro dichiarazioni convergenti hanno ben disegnato la figura di soggetto che ha intrattenuto nel corso degli anni ottimi rapporti con i maggiori esponenti della cosca casertana. Dalle dichiarazioni dei pentiti sarebbe emerso che Alfiero si sarebbe occupato sempre del settore movimento terra per conto dei casalesi e che le sue imprese in questo settore operavano per conto del gruppo Bidognetti.
Alfiero faceva costruire case e bunker per i boss della cosca e risolveva tutti i problemi che gli imprenditori avevano. Oltre ad occuparsi delle estorsioni ai cantieri l’anziano indagato gestiva direttamente con proprie imprese o mediante subappalti da imprese da lui conosciute appalti anche pubblici. Le zone di influenza di Alfiero erano in vari comuni del casertano tra cui Sessa Aurunca, Cancello Arnone, Baia Domizia, sempre in relazione ad opere pubbliche. Alfiero avrebbe fatto sempre in modo da porsi in maniera equidistante tra le diverse fazioni fungendo talvolta da ambasciatore altre volte in qualita’ di addetto alla raccolta o alla imposizione delle estorsioni.