Sale operatorie mobili: gara a rischio

di Antonio Arduino

 AVERSA. Potrebbe saltare l’apertura delle buste per l’assegnazione della gara indetta dall’Asl Ce2, lo scorso 8 luglio, per dotare il “Moscati” di due sale operatorie mobili, destinate a sostituire temporaneamente, per otto mesi prorogabili al costo totale di circa 2 milioni di euro, il complesso operatorio centrale chiuso a marzo dai Nas, per carenze igieniche strutturali.

Prevista per il prossimo 9 ottobre la gara, contestata dai sindacati e dai politici di sinistra che, con il consigliere regionale del Pd Nicola Caputo, l’hanno fatta oggetto di una interrogazione, non dovrebbe concludersi. La ragione va ricercata non nella contestazione in atto ma nell’impossibilità per l’Azienda di effettuare un confronto comparativo tra le proposte di fitto, essendo pervenuta una unica offerta all’apposito ufficio di via Santa Lucia. Di conseguenza la gara salterebbe o quanto meno verrebbe riproposta, allungando così ulteriormente i tempi di ripresa dell’attività chirurgica di elezione al Moscati che, stando a quanto si legge nel bando d’indizione, sarebbe stata sospesa per la chiusura del complesso operatorio centrale.

Se così fosse l’Azienda avrebbe necessità di effettuare scelte alternative. Tant’è che la manager avrebbe appena deliberato la nomina del chirurgo Gennaro Ferrara a responsabile della chirurgia generale del presidio ospedaliero di Capua, onde riattivare il servizio chiuso da oltre due anni in quell’ospedale dove, ad oggi, non si effettuano neppure piccole medicazioni, offrendo nel contempo all’utenza una possibilità alternativa al Moscati.

A darne notizia, ancora una volta, è il consigliere regionale di Fi Giuseppe Sagliocco, presidente della commissione di controllo e utilizzo fondi. Interessato direttamente del problema dalle organizzazioni sindacali, dopo aver incontrato la manager dell’Azienda, pur demandando alla stessa per i dettagli, fa il punto della questione al termine della conferenza stampa tenuta giovedì per relazionare sulle verifiche fatte dal suo ufficio dell’uso e il non uso dei fondi assegnati (secondo l’ex articolo 20 della legge 67 del 1988) alle aziende sanitarie campane per l’ammodernamento e l’adeguamento strutturale dei presidi assistenziali. “Non c’è dubbio – commenta Sagliocco – che la scelta della manager vada nella direzione di garantire i servizi all’utenza”. “Servizi – aggiunge – che potranno essere garantiti in maniera più completa solo se l’assessore regionale alla sanità terrà fede agli impegni assunti a marzo, quando in mia compagnia fece visita al presidio ospedaliero aversano, toccandone i problemi con mano”. “Solo se Montemarano farà seguire i fatti alle parole si potrà – conclude Sagliocco – portare il Moscati al ruolo che merita quale presidio di riferimento di un bacino di utenza particolarmente affollato ed esigente come è quello dell’agro aversano, al quale va aggiunta l’utenza proveniente dai comuni del nord napoletano. Evitando così che l’Azienda continui ad accumulare passività da 35 milioni di euro all’anno per far fronte alla spesa creata dalla fuga degli ammalati verso strutture sanitarie alternative, come cliniche private e ospedali fuori regione, per ottenere cure che non possono ricevere nel Moscati per una serie di motivazioni”.

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