AVERSA. Molte volte si racconta di riti, di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione, di miti o leggende metropolitane legate alla nostra città.
Chi, come me, è aversano di generazioni, si trastulla ad osservare, ogni qual volta se ne presenta occasione, gesti ed abitudini vecchi ma che nuovi si ripropongono. Un esempio? La famosa passeggiata in Via Roma della domenica mattina. Ebbene, dovete sapere che per laversano doc, quello di origine controllata e garantita, il rito dello struscio è sacro. Sempre gli stessi gesti: caffè e dolci presso rinomate pasticcerie, giornali al chioschetto di Piazza Municipio, Santa Messa allAnnunziata ed infine fermata obbligatoria ogni venti metri per salutare amici, conoscenti ed affini vari. Si formano veri e propri piccoli sciami. La maggior parte forma il seguito di qualche personalità, qualche big cittadino de noi altri, che solo di domenica, scende a dispensare saluti. Si identificano da lontano, tutti compatti, lallenatore avanti e la squadra dietro. O meglio, per usare un esempio ludico, Ali Babà ed i quaranta ladroni, od ancora San Rocco e tanti fedeli cacciottielli. Poi si torna tutti a casa, con il pacchetto brillante di paste squisite, ed assaporando nellaria lodore del ragù, delle polpette e della parmigiana di melanzane, senza dimenticare la fermata obbligatoria dallomino che vende lo spasso, noccioline, la semmenta ed i semini di zucca. Aversa è fatta anche di questo, di stelle nascenti e di astri decadenti. Di abitudini vecchie e di nuove usanze. Di inciuci fatti allombra del campanaro che, ricordiamo, sempre ha due facce. Proprio come noi!