Dibattito Ciaramella-D’Amore, per De Rosa è inutile

di Redazione

Luca De RosaAVERSA. Sabato si terrà un pubblico confronto tra il sindaco di Aversa Ciaramella ed il segretario cittadino del Pd D’Amore sul tema dei rifiuti.

E’ un incontro sicuramente da mancare, nulla di più di una rappresentazione teatrale che nessun contributo reale può dare nell’affrontare e risolvere il problema dei rifiuti. I due protagonisti sono, infatti, le due facce della stessa medaglia, le due facce del consociativismo che ha governato negli ultimi dieci anni il nostro territorio producendo il disastro dell’oggi. Ne è testimonianza palese la dichiarazione pubblica di Ciaramella di aver offerto pochi mesi orsono allo stesso D’Amore di far parte della sua giunta tecnica e che solo dopo alcuni giorni di riflessione questi abbia poi rifiutato l’incarico.

Non a caso i due protagonisti del dibattito sono stati in questi anni tra coloro che nei luoghi del potere e delle decisioni hanno contribuito in modo determinante, seppur con pesi e tempi diversi, al risultato omogeneo di una costruzione scientifica del disastro rifiuti dell’oggi. Un disastro che dentro di se non ha solo l’approssimazione e l’incompetenza, ma ha anche la lucida e consapevole difesa di interessi particolari e privati a scapito del bene comune.

I fatti. Sono stato amministratore pubblico dal ‘96 al ‘98 presso il Comune di Aversa, sono stato assessore con delega, tra le altre, all’ambiente. In quei due anni ho affrontato, avendone i poteri, con atti amministrativi la questione rifiuti a partire dalle enormi innovazioni introdotte dal decreto Ronchi (del ‘97) e dalla frammentaria, approssimativa e inefficiente condizione in cui l’igiene urbana versava da decenni in città. Il mio lavoro produsse alla fine di quei due anni una possibile soluzione alla gestione dei servizi di igiene urbana attraverso l’individuazione di un partner privato, selezionato con bando pubblico europeo tra le migliori imprese nazionali ed internazionali, con il quale costituire una società mista pubblico/privata per la gestione dei servizi. Il percorso partiva da quattro considerazioni di base: occorreva importare sul territorio capacità industriali elevate che all’epoca (ed ancor oggi) erano indisponibili in loco, creare un soggetto forte in grado di resistere alla presenza invasiva della camorra nel business dei rifiuti, spezzare il perverso legame tra una mala politica e la gestione dei servizi pubblici su mera base clientelare e predatoria, dividere il soggetto raccoglitore dallo smaltitore affinché ci fosse un controllo reciproco di qualità e legalità in due funzioni che hanno conflitti di interessi strutturali.

L’Amministrazione successiva, sempre di centrosinistra e guidata dal sindaco Golia, avrebbe potuto (forse dovuto) concretizzare quegli atti nella costituzione e nell’avvio delle attività di quella società. Invece scelse di revocare gli effetti di quel bando, senza neanche tentare di migliorare ciò che sicuramente era migliorabile sul piano finanziario, industriale ed operativo. Il partner privato si era anche più volte dichiarato disponibile alla rimodulazione del progetto, ma l’amministrazione scelse caparbiamente di cancellare quel percorso. L’allora assessore D’Amore fu protagonista di questa vicenda e di questa scelta, individuando prima i consulenti che (profumatamente pagati, il doppio ciascuno del redattore originale del progetto industriale) affermarono la scarsa efficacia di quella società, e proponendo poi al Consiglio Comunale un percorso di affidamento temporaneo del servizio di raccolta al GeoEco, nell’attesa di un miglior progetto industriale. Quel Consiglio Comunale, con un voto ecumenico e consociativo, anche con il voto favorevole dell’allora consigliere di opposizione Ciaramella e di molti consiglieri di maggioranza che nel precedente consiglio avevano votato a favore della società mista, revocò quel procedimento e votò per l’affidamento temporaneo al GeoEco, nell’attesa di migliori progetti.

Nonostante i dieci anni passati, quel migliore progetto, da tutti invocato, da nessuno costruito, non è mai arrivato. E’ da allora che, di proroga in proroga, senza mai ( e sottolineo il mai) effettuare una gara pubblica che potesse almeno garantire aspetti minimi di economicità e di qualità, il GeoEco ha sempre gestito tutti i servizi di igiene urbana ad Aversa, con un oggettivo risultato disastroso, sia per la qualità pessima del servizio, che per i costi spropositati sostenuti.

Solo qualche giorno fa il GeoEco è stato sciolto per decreto del Governo. Ma cosa è stato in questi dieci anni il GeoEco? Un immane disastro economico, dove la politica ha saccheggiato le risorse pubbliche, tra clientele, sperperi ed altro che è anche all’indagine della magistratura. Il centrosinistra dell’epoca, quello di governo cittadino con l’assessore D’Amore, occupava un consiglio di amministrazione affollato con incompetenti alla ricerca dello stipendiuccio da portare a casa ed effettuava assunzioni clientelari a pioggia. Ebbi all’epoca a definire sui giornali i segretari provinciali pro tempore dei maggiori partiti del centrosinistra che avevano condotto questa (e altre) operazioni spartitorie e lottizzatorie “banditelli politici”. Aspetto ancora querele.

Quando Ciaramella vince con il centrodestra non fa altro che sostituirsi ai precedenti nel sistema di potere GeoEco, mantenendo inalterate, anzi perfezionando, le tecniche di occupazione del bene pubblico. Ciaramella, ricordo a tutti, non solo è stato (è ancora?) presidente dell’assemblea dei sindaci del GeoEco in questi anni, ma è stato anche a lungo membro e presidente del CdA, in un conflitto di interessi spudorato, in una condizione di palese e sfacciata illegalità che fu formalmente sanata solo dopo il duro intervento del Prefetto.

Allora certamente questo è stato in questi anni il GeoEco: un luogo di saccheggio del bene pubblico. E i nostri due sono stati con certezza protagonisti attivi (con responsabilità proporzionali al tempo ed alla carica ricoperta) nelle scelte amministrative che hanno adottato e che hanno consentito tale vicenda.

Per ciò che è stata in questi dieci anni la gestione dei servizi di igiene urbana con il GeoEco è possibile esprimere un giudizio negativo certo ed oggettivo, si può usare un indicativo presente. Su ciò che è stato l’esito del mio lavoro di amministratore, purtroppo, non rimane altro che un condizionale. Il fango che su quella vicenda fu gettato all’epoca può oggi essere serenamente interpretato come la strumentale polemica di che aveva ben chiaro il sistema di potere da gestire e che nessun interesse reale aveva nella soluzione del problema nell’interesse pubblico.

Come possono quelli che ieri hanno agito contro l’interesse pubblico oggi pretendere di indicarci la via del futuro?

C’è però un aspetto della gestione GeoEco che a me pare ancora poco indagato e, forse, ancor più inquietante del saccheggio del bene pubblico da parte di questa politica consociativa.

I dati che il consulente di Ciaramella per i rifiuti fornisce dicono che la produzione di rifiuti urbani ad Aversa per il 2007 è stata di 1,7 Kg al giorno pro capite. Nelle aree metropolitane ricche (quelle che producono più rifiuti, perché hanno più soldi e consumano di più, e Aversa non mi pare Milano) la media è di solo 1,1 Kg. C’è una differenza in più ad Aversa quindi di quasi il 40%, che su base annua si traduce in un numero enorme: oltre le 10.000 tonnellate, cioè più di dieci milioni di chili di rifiuti che non si capisce da dove vengono. Ciaramella ha lasciato intendere, mobilitando con clamore anche il comando dei vigili in attività intensive di controllo, che tale flusso fosse determinato dalla pressione dei comuni limitrofi con sistemi di raccolta differenziata, la cui inefficienza avrebbe scaricato su Aversa i loro rifiuti. Questo significherebbe che ogni giorno oltre 20.000 persone (appunto il 40% in più dei residenti ad Aversa) verrebbero ad Aversa per sversare sacchetti. E già questo mi sembra poco credibile. Ma guardando i dati ufficiali dello stesso GeoEco sul volume dei rifiuti prodotti nel bacino, si scopre che i comuni limitrofi ad Aversa hanno una media di produzione rifiuti di 1,3/1,4 Kg, cioè anche essi sono ben al di sopra dei valori medi di produzione di un’area metropolitana ricca. Tanto meno può essere credibile che le 10.000 tonnellate l’anno in più siano gli scarti di lavorazione del calzaturiero cittadino illegalmente conferito al sistema dei rifiuti solidi urbani, perché significherebbe avere per tale settore livelli di produzione da esportazione in Cina.

Ora, già pagare 10.000 tonnellate di rifiuti in più smaltiti è molto pesante per la tassa sui rifiuti. Ma ci sono altri inquietanti interrogativi che sorgono guardando a ciò che avviene sul nostro territorio nell’ambito dei rifiuti e molte ombre oscure che calano su tale fatto.

Le vicende del Ce4 e le dichiarazioni alla magistratura del proprietario Orsi (rilasciate prima di essere ammazzato proprio per questo dalla camorra) sull’uso del circuito legale dei rifiuti per lo smaltimento dei rifiuti illegali e tossici della camorra aprono su queste 10.000 tonnellate in più delle domande inquietanti: è possibile che queste 10.000 tonnellate siano la mera registrazione formale per offrire una copertura legale ad un enorme traffico di rifiuti illegale? È possibile poi che l’emergenza permanente sia lo strumento chiave per mantenere in vita tale perverso circuito? E’ possibile che siano quegli interessi illegali a mettersi di traverso a qualsiasi sistema legale, fatto viceversa di raccolta differenziata e buone pratiche di smaltimento?

Io so, ma non ho le prove diceva Pasolini. Ed io non ho le prove. Uso la mia intelligenza, le informazioni, la visione dei fatti, li ricollego tra loro in un quadro razionale, li metto insieme e i miei dubbi crescono. Moltiplico i dieci milioni di chili di immondizia fantasma per il valore per chilo che ha un rifiuto tossico illegale. Il numero che viene fuori è da vincita al superenalotto. Ma qui la fortuna non c’entra. Il disastro dei rifiuti non è la negativa convergenza astrale di eventi, l’influenza di un oroscopo negativo, la maledizione di un dio adirato o l’opera di scimmiette che cercano di scrivere la divina commedia. Esso è solo il feroce portato del dispiegarsi di interessi economici enormi ed indicibili, che fanno profitti colossali con i nostri corpi, la nostra salute e la nostra vita.

Luca De Rosa (Partito dei Comunisti Italiani)

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