Oscar francesi, delusione per “La Grande Bellezza”

di Gaetano Bencivenga

 La presenza dell’attrice Julie Gayet, protagonista della controversa relazione extraconiugale con il presidente francese Hollade, è stato il vero evento della 39esima edizione dei premi Cesar, ovvero gli Oscar del cinema transalpino.

Candidata nella categoria di miglior non protagonista per la profetica interpretazione di una sexy segretaria che induce in tentazione un ministro in “Quai d’Orsay” di Bertrand Tavernier, la Gayet si è, inaspettatamente, presentata al TheatreduChatelet di Parigi per la consegna dei trofei.

Tutti i riflettori erano, ovviamente, puntati su di lei, assente dalla scena pubblica dal 10 gennaio scorso all’indomani della pubblicazione delle foto dello scandalo, che, senza accompagnatore ufficiale, ha assistito, da spettatrice, alla manifestazione. Non è, infatti, potuta salire sul palco per ritirare il prestigioso riconoscimento poiché si è vista superare dalla poco nota AdèleHaenel, che, grazie alla performance fornita in “Suzanne”, ha battuto anche l’altra nominata eccellente Marisa Borini, madre dell’ex premiere dame Carla Bruni. Notizie non positive arrivano, invece, per i nostri colori.

“La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, trionfatore dei botteghini d’Oltralpe e indubbio favorito della vigilia, si è visto sfuggire il Cesar per la miglior pellicola straniera, andato al meno pronosticato “Alabama Monroe-Una storia d’amore” del belga Felix Von Groeningen.

Una battuta d’arresto sulla strada verso l’Oscar hollywoodiano, in consegna domenica prossima, che non pregiudica, però, la possibilità di far ritornare l’agognata statuetta in Italia a 15 di distanza dalla vittoria targata Roberto Benigni. Per quanto riguarda la cinematografia di casa, il maggior numero di premi l’ha agguantato la commedia “en travesti” di e con GuillameGallienne “Tutto sua madre”, tratta da un monologo teatrale autobiografico sulla relazione madre-figlio e sull’identità di genere, che ha portato a casa i Cesar per il film, il protagonista maschile, l’adattamento, il montaggio e l’opera prima.

Due riconoscimenti sono stati attribuiti al sorprendente “9 mois ferme” di Albert Dupontel, che ha sbaragliato la concorrenza nelle categorie di sceneggiatura originale e, soprattutto, di attrice protagonista, l’eclettica SandrineKiberlain, lasciando letteralmente a mani vuote le attesissime dive Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Berenice Bejo e Emanuelle Seigner tutte aspiranti al trionfo. Quest’ultima ha, però, potuto gioire per il Cesar di miglior regista attribuito al marito Roman Polanski, che, ad oltre 80 anni, ancora non smette di deliziare i suoi estimatori con opere, come l’ultima “Venere in pelliccia” interpretata, appunto, dalla moglie, dense di humour e vitalismo.

Grande deluso della serata, la Palma d’Oro di Cannes “La vita di Adele” del franco-tunisino AbdellatifKechiche, partito da otto candidature e giunto ad acciuffare un solo premio all’esordiente, bravissima e intensa, Adele Exarchapoulos nel ruolo di un’adolescente imbrigliata in un’infuocata relazione lesbica.

Riconoscimento alla carriera, infine, per un’emozionatissima Scarlett Johansson, che, ricevendo il trofeo dalle mani del connazionale Quentin Tarantino, lo ha pubblicamente ringraziato per la genialità profusa nella Settima Arte planetaria, con la speranza (chissà) in futuro di essere diretta dalla sua sapiente mano.

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