SANTA MARIA C.V. «La lottizzazione? Un abuso: è area verde»
Due ore e più per spiegare, per raccontare i retroscena delle pratiche edilizie passate per il suo ufficio, dei falsi riscontrati in sede di indagine dai carabinieri e dai pm Alessandro Cimmino e Luigi Landolfi. Due ore per puntualizzare il suo ruolo nell’ufficio tecnico del Comune di Orta di Atella, i suoi rapporti con il sindaco Angelo Brancaccio e quelli con Nicola Iovinella, l’uomo che firmò l’autorizzazione a costruire i cento appartamenti nella lottizzazione San Pietro.
La stessa lottizzazione di cui parla il costruttore Felice Pagano nelle telefonate intercettate dal Ros, discettando della quota spettante ai politici e ai progettisti. Visto il ruolo di responsabile dell’ufficio tecnico, avrebbe dovuto essere di Arena la firma di concessione. E invece è quella di Iovinella, consulente esterno, premiato con un incarico da 170.000 euro e ora in carcere, accusato di corruzione. Arena, nel lungo interrogatorio svoltosi ieri pomeriggio dinanzi al gip Paola Piccirillo e ai due pm, ha chiesto tempo per giustificare «documentatamente» le autorizzazioni sospette oggetto della contestazione, ma ha aggiunto chiarimenti anche sul fascicolo che scotta. «Lì non si poteva costruire, la zona San Pietro è zona F3, secondo il piano regolatore. Cioè, si potevano realizzare solo piccolissime cubature». Non certamente le 30.000 autorizzate da Iovinella. Una pratica nel quale il suo nome non compare mai. «Iovinella firmava gli atti quando io ero assente». Nel caso in esame, un’assenza che si sarebbe protratta per quasi quattro mesi. Nicola Arena ha aggiunto di non essere sottoposto gerarchicamente a Brancaccio; di avere con lui rapporti basati sulla comune militanza politica e su una conoscenza antica. Era stato lui stesso sindaco di Orta, fino agli inizi degli anni Novanta. Ma, ha detto, in tempi più recenti i rapporti si erano deteriorati: sempre nello stesso partito ma su posizioni diverse, avendo aderito alla mozione Mussi. L’interrogatorio di Arena (il penultimo; oggi toccherà a Salvatore Ragozzino, come lui agli arresti domiciliari e accusato solo di falso ideologico) chiude nella sostanza la prima fase dell’indagine sulla gestione dell’ufficio tecnico e dell’intero Comune di Orta di Atella durante la gestione di Brancaccio, successiva anche alla sua elezione in consiglio regionale. Poi i pm e il gip dovranno valutare le istanze di revoca delle misure cautelari, tra le quali non c’è quella di Brancaccio, per il quale è atteso un nuovo interrogatorio. Il confronto integrativo con i pubblici ministeri era stato sollecitato, all’esito dell’interrogatorio di garanzia, dai suoi stessi difensori, Michele Basile e Maurizio Abbate. L’intento è quello di fornire spiegazioni e delucidazioni anche su alcuni aspetti dell’inchiesta, raccontati nell’ordinanza di custodia cautelare ma non contestati come ipotesi di reato (o per i quali è stata rigettata la richiesta di custodia cautelare). Sentito per tre ore, Angelo Brancaccio mercoledì aveva ammesso il peculato (l’uso indebito del telefonino del Comune) e negato la corruzione del poliziotto Castrese Rennella (che si è avvalso della facoltà di non rispondere, chiedendo tempo per la consultazione degli atti). Non aveva spiegato, però, la ragione della sua frequentazione non certo occasionale con il poliziotto in servizio in Procura. Aveva negato anche le minacce a Francesco Antonio Del Prete, antagonista del costruttore Antonio D’Ambra (in carcere), spiegando anzi di essere stato sempre dalla sua parte al punto da nominargli il difensore (uno dei suoi stessi difensori che, vista l’incompatibilità, l’altro pomeriggio ha rinunciato alla difesa di Del Prete).
L’INTERVISTA
L’arresto di Angelo Brancaccio apre, nei fatti, la seconda fase del congresso dei Ds di Caserta. Brancaccio con Pascarella, aveva costituito il gruppo antagonista alla cordata capeggiata dal segretario uscente Greco, candidando alla segreteria Nicola Ucciero. Dopo una settimana di stop and go, un accordo ponte fotografò la situazione dell’assemblea congelando il segretario uscente fino alle elezioni amministrative. Il sottosegretario alla Pubblica istruzione Gaetano Pascarella propose il rinnovamento del gruppo dirigente e, in un’intervista al Mattino, spiegò che questa era una scelta strategica per il partito. Sottosegretario da tre giorni Angelo Brancaccio, suo alleato all’ultimo congresso dei Ds, è in carcere con accuse molto pesanti. «In effetti la vicenda è pesante. Brancaccio è stato dirigente politico del partito dalla metà degli anni ’90 quando fu eletto per la prima volta con amplissimo consenso a consigliere provinciale. È uscito allora dall’ambito di Orta di Atella e ha avuto certamente un ruolo non di secondo piano sia nelle vicende della Provincia durante la presidenza di Ventre, sia per quanto riguarda gli assetti politici del nostro partito. Ci sono stati fatti in cui sono stato d’accordo con lui in alcune scelte, altri in cui non sono stato d’accordo. Nell’ultima fase lui ha concordato con me nel rilancio del rinnovamento del partito e quindi nell’investimento di prospettiva che poteva essere il rinnovamento della politica a Caserta». Ma allora come si spiega il Brancaccio che viene delineato dagli atti giudiziari finora noti? «Nella sua vicenda personale vi sono dei limiti che attengono più in generale alla politica» Cioè? «La selezione della classe politica è un problema serio, e nel Mezzogiorno è ancora più preoccupante perché nei partiti meridionali avviene più sotto l’aspetto dell’intermediazione politica piuttosto che sulla capacità della programmazione delle singole questioni». In sostanza è più facile il percorso di chi organizza il consenso rispetto a chi è portatore di un progetto politico? «Si, un poco a causa dei sistemi elettorali, un poco perché è molto più semplice diventare riferimento di interessi particolare su un territorio piuttosto che costruire una carriera politica con passione, con impegno, e sapendo bene che ci vuole tempo e che non si hanno risultati immediati». Ciò vale per tutti e finisce il mito della «superiorità morale della sinistra»? «Noi siamo in una democrazia matura, esiste la diversità delle persone. Io non penso che il mio partito sia diverso da un punto di vista morale rispetto alle altre forze politiche sia della mia coalizione sia della coalizione avversaria. L’aspetto morale è una questione prepolitico che deve esser portata da ognuno di noi. È la condizione per entrare in politica, per partecipare alla gestione della cosa pubblica». E la vicenda Brancaccio cosa insegna? «Dobbiamo cogliere l’occasione per rilanciare alcune cose. Primo: in politica bisogna essere sobri. La sobrietà si pratica soprattutto nelle campagne elettorali, che sono di un costo ormai intollerabile. E anche in questo momento nelle città in cui si vota tanti candidati spendono migliaia di euro per poter avere la possibilità di fare i consiglieri comunali. Ad Aversa non si può girare per la città tanto è il dispendio per manifesti, santini, tante sono i porta a porta, le cene, i pranzi. Tutto ciò ha superato qualunque livello di guardia. È necessario che tutte le forze politiche avviino una riflessione. Sono anche convinto che bisogna riportarsi alla vecchia concezione dello stare in politica in maniera del tutto disinteressata. Non si può chiedere il consenso per diventare consigliere comunale per poter avere un’indennità mensile ma per essere al servizio della propria gente. E poi bisogna evitare sempre che chi ha responsabilità di direzione politica assuma incarichi di gestione in enti e società pubbliche. Serve un codice di autoregolamentazione». L’arresto di Brancaccio arriva Con il congresso dei Ds casertani a metà. «Certamente non si può mettere la testa sotto la sabbia. C’è però anche la necessità di un’ampia unità per rilanciare l’iniziativa politica. Abbiamo occasioni da non perdere». Si può individuare una nuova strada per selezionare la classe dirigente. «Dobbiamo riprendere a fare politica a progettare il futuro della gente e del territorio. Dobbiamo riprendere la programmazione avviata a metà anni ’90, quando furono individuate le linee di sviluppo dall’interporto, all’accordo di programma per la riqualificazione delle vecchie aree industriali. Quello fu un periodo fertile per il nostro territorio. E se non si parte subito perdiamo». Proprio l’arrivo di un ceto politico selezionato sulla base dei pacchetti di voti interruppe in molte parti del Paese esperienze di quel tipo. «È successo qui come altrove. Anzi in provincia di Caserta quel fenomeno è stato meno presente che in altre realtà del Mezzogiorno. C’è una classe dirigente ampia, che va da An ai Ds, che ha avuto e ha responsabilità di governo e che non è stata colpita da nessun tipo di provvedimenti di questa portata. Ma è anche un ceto politico attempato. Ora servono risorse giovani. Soprattutto per noi che vogliamo fare un partito nuovo. Non ci sono alternative al rinnovamento». Resta l’impatto sui diesse casertani della vicenda Brancaccio. Non più tardi di due mesi fa tre consiglieri provinciali con il sostegno di Brancaccio si autosospesero dal partito. «Ma non c’è mai stato un cordone ombelicale. Sono state posizioni altalenanti. C’era un malessere per un sistema nel quale i consiglieri hanno scarsi riconoscimenti per il loro impegno». Ma non vi siete mai chiesto come mai in un comune di 13mila abitanti oltre il 90 per cento dei voti andasse a un solo candidato? «Non confonderei i singoli fatti delle indagini, con un impegno politico che ha portato risultati. Fermo restando che è del tutto fuori dalla norma un risultato di consenso così ampio».
In Casa DS
È stato come un sasso nello stagno la lettera con la quale ieri l’iscritto alla sezione Ds di Carinaro Raffaele Sardo annunciava l’autosospensione dal partito in seguito alla vicenda Brancaccio (e al brutto congresso casertano) con l’amara constatazione che la Quercia non è più «il partito di mani pulite». Morale: «Non ci sto a fare patti con il diavolo». Alla lettera, indirizzata a Fassino, al segretario regionale e provinciale, messa in rete su diversi siti del web, ha subito risposto Enzo Amendola, responsabile campano della Quercia, chiamando al telefono l’interessato. «Sardo solleva problemi reali, ma già nel direttivo avevamo pensato – fa sapere Amendola – di convocare entro due settimane un forum con tutti gli iscritti di Caserta, al di là degli esiti della vicenda giudiziaria, per discutere del rapporto tra etica e politica». Nel frattenmpo gira voce di una «autoconvocazione» di tutti gli arrabbiati per l’inizio della settimana prossima a via Maielli.
fonte: Il Mattino