SANTA MARIA C.V. La porta della cella si apre su un uomo corpulento e pallido. Sta cucinando. Era mister 19mila voti di Caserta. Ora versa pastina in brodo dal fornellino, lo scaffale a mezzo metro dal bagno e dalla tv. Entrano due volti familiari e lui si stupisce. «Che ci fate qui?».
Poi il detenuto Angelo Brancaccio lascia tutto, si copre gli occhi. Si commuove. «Ditelo che me ne vado dall´ufficio di presidenza. Forse lascio tutto. La politica mi ha deluso. Penso solo a mia moglie, alle figlie, ho il terrore che si vergognino». «Da consigliere regionale io non visitavo le carceri, non ci pensavo mai». Da un penitenziario di provincia, un cortile di cemento diviso in tre rettangoli per l´ora d´aria, un solo educatore per 800 detenuti, la metà dei quali tossici o extracomunitari, un ladro per compagno di cella, parla il diessino Angelo Brancaccio. A 72 ore dal suo arresto. La testa bassa, addosso una tuta blu, scarpe da jogging. Le 12.40 nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, padiglione Volturno, terzo piano. La sua è quasi l´ultima cella. C´è luce, filtra dalla finestra un metro per un metro. Mentre si prepara al pasto insieme con Enzo S. suo compagno di detenzione, Brancaccio – prima consigliere comunale, poi per 10 anni sindaco ad Orta di Atella, e titolare di 19mila voti nel territorio casertano – riceve la visita di due volti familiari: uno è quello del consigliere regionale del nuovo Psi, Massimo Grimaldi, 32enne di Carinola; l´altro è da anni animatore di battaglie per il miglioramento delle condizioni di vita nei penitenziari, e preferisce restare anonimo. «La nostra visita ha il senso della dovuta vicinanza umana a un collega – sottolinea Grimaldi – ma anche l´occasione di conoscere altre situazioni carcerarie su cui dare battaglia. Possibile che su 800 detenuti ci sia un solo educatore? Lo stesso direttore De Martino auspica l´invio di altri operatori. Possibile che io abbia contato 7 nigeriani in una cella da 4?». Quanto a Brancaccio, Grimaldi sottolinea che «il mio gesto umanitario non mette minimamente in discussione tutto il sostegno e l´apprezzamento per la magistratura e le forze dell´ordine che nel casertano, svolgono contro i sistemi di illegalità un´azione di contrasto faticosa». A Brancaccio arrivano anche i saluti del consigliere dell´opposizione Enzo Rivellini, di An. Che aggiungerà, da Napoli: «Problemi tecnici mi hanno impedito di partecipare alla visita. A dispetto di una timidezza sospetta in Regione, credo che dobbiamo al collega l´umana solidarietà». Brancaccio è finito in carcere su ordine del gip, martedì scorso, per peculato, corruzione ed estorsione. Indagato insieme con altre otto persone tra cui un agente di polizia e dirigenti comunali. È uno sfogo umano quello che affida ai due visitatori. Che nulla ha a che vedere con il merito di un´inchiesta delicata, in cui la Procura di Santa Maria Capua Vetere formula per lui accuse gravi. «Per me la politica e la sinistra sono state la vita. E ora sono diventato uno pericoloso – scuote la testa Brancaccio – ho visto chi era mio amico e chi era socio. Ma voglio chiarire, ho fiducia nei giudici, risponderò a ogni dubbio, a ogni domanda. Mi vengono i brividi a leggere quello che i pm volevano accreditarmi come accuse, devo avere forza. Ora ho tanto tempo per pensare. Ho voglia di lasciare tutto, la politica, le discussioni, la sinistra, la destra; ragiono su tante cose, quelle che ho sbagliato e quelle che non ho mai commesso. Penso a quello che hanno scritto sul mio conto. La prima cosa che farò è sospendermi dall´ufficio di presidenza». Invia un messaggio ai colleghi: «Ringraziate per favore la presidente Lonardo, so che ha avuto parole di solidarietà, e anche il capogruppo ds Amato, che ha telefonato alla mia famiglia». Niente altro: né per il segretario regionale, né commenti espliciti sulla sospensione. Poi aggiunge: «Quello che più mi preme ora è sapere che la mia famiglia non subisca violenza psicologica, non si senta tradita da me». Non sa ancora, alle 13 di ieri, che sua figlia Tanya, quasi prossima alla laurea, ha scritto una lunga lettera via web in difesa di suo padre, partecipando addirittura a un forum in internet. «Sono fiera di ciò che ha fatto mio padre. Credo nella sua onestà, vedo tanta ignoranza e invidia e gente che veniva in casa nostra e ora ci volta le spalle. Ma sono abituata alla pochezza della gente, convivo con gli strumenti della politica», scrive Tanya. Sempre ieri sera, ad Orta di Atella, si è svolto un corteo di solidarietà in favore di Brancaccio, sembra vi fossero molte persone. Lui saluta i visitatori. Dice: «Merita il carcere uno che ha usato, sbagliando, il cellulare del Comune?». E poi: «Merito la gogna per aver parlato di donne al telefono, magari in maniera volgare?». Loro se ne vanno, lui dice «Grazie, ora dopo la vostra visita trovo il coraggio di andare a passeggiare per l´ora d´aria».
fonte: La Repubblica (Sabato 12 maggio 2007)