Brancaccio ci ripensa, niente interrogatorio

di Redazione

Angelo BrancaccioSANTA MARIA C.V. Un quarto d’ora. Il tempo di formalizzare la decisione di non difendersi dalle contestazioni dei pubblici ministeri e di rinunciare a chiarire quegli aspetti dell’inchiesta, e dell’accusa, sui quali ancora molte ombre continuano a resistere. Angelo Brancaccio ha cambiato strategia difensiva.

Ieri mattina ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, nonostante fosse stato lui stesso, mercoledì scorso, a chiedere un supplemento di interrogatorio e subordinando all’esito di questo la decisione sul ricorso al Tribunale del Riesame. Personalissime, private, le ragioni della sua scelta. Ai pm Alessandro Cimmino e Luigi Landolfi ha detto, infatti, di non essere nelle condizioni psicologiche giuste per affrontare l’interrogatorio. Provato, ha detto il consigliere regionale dei Ds, dal colloquio avuto qualche giorno fa con la moglie e dalle reazioni al suo arresto: quelle provenienti dal mondo politico e dal suo partito, soprattutto. Disagio di cui si era fatto portavoce, lunedì, la figlia Tanya, che in una lunga lettera aveva preso le distanze dai «compagni-Giuda» che avrebbero abbandonato il padre subito dopo l’arresto. Chiuso il verbale, gli avvocati di Angelo Brancaccio – Maurizio Abbate e Michele Basile – hanno depositato la richiesta di riesame della misura cautelare. La data dell’udienza sarà fissata entro questa settimana. Preannunciata anche la richiesta di concessione degli arresti domiciliari, che però non è stata ancora formalizzata. La griglia delle domande alle quali Angelo Brancaccio avrebbe dovuto rispondere ieri mattina era stata già definita al termine dell’interrogatorio di garanzia di mercoledì scorso. Il consigliere regionale della Quercia, che ha annunciato anche le dimissioni dal consiglio comunale di Orta di Atella (comune del quale è stato sindaco fino a ottobre del 2005), aveva chiesto di spiegare e chiarire anche episodi che non erano contestati a lui (o per i quali era stata rigettata la richiesta di custodia cautelare) ma raccontati nell’atto d’accusa firmato dal gip di Santa Maria Tribunale Santa Maria CVCapua Vetere, Paola Piccirillo. Oltre alle accuse di estorsione (ai danni di Francesco Antonio Del Prete), corruzione (di un poliziotto, Castrese Rennella, in servizio presso la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere) e peculato (per l’uso improprio del telefonino intestato al Comune di Orta di Atella in un periodo successivo alla sua decadenza da primo cittadino), Angelo Brancaccio è infatti indagato anche per corruzione, falso e abuso d’ufficio in relazione alla lottizzazione San Pietro, trentamila metri cubi di cemento realizzati in una zona che il piano regolatore prevede invece come zona F3, e cioè destinata a verde pubblico attrezzato. Nelle telefonate tra il costruttore Emilio Pagano, che in zona San Pietro ha realizzato cento appartamenti, e un tale Nicola Schiavone, intercettate dai carabinieri del Ros, si fa riferimento al pagamento di una tangente «ai politici e ai tecnici» del Comune di Orta pari a ventiquattro appartamenti e a incarichi di progettazione per svariate centinaia di migliaia di euro. Altro punto non chiarito fino in fondo nel corso dell’interrogatorio di garanzia è quello dell’identità della talpa che l’1 agosto del 2006, con due accessi non autorizzati al database del registro generale della Procura della Repubblica, scoprì l’iscrizione di Brancaccio nel modello 21 (quello degli indagati) comunicandola poi all’interessato. Un dipendente infedele il cui nome non è stato ancora scoperto.

fonte: Il Mattino

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