ORTA DI ATELLA. Decisi gli arresti a casa per il poliziotto Rennella, scarcerato dal Tribunale il tecnico comunale Iovinella. Arresti domiciliari «virtuali» per Angelo Brancaccio, il consigliere regionale diessino detenuto da oltre due settimane con le accuse estorsione, peculato e corruzione nell’ambito di una delicata inchiesta con nove indagati avviata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere su alcune speculazioni edilizie ad Orta di Atella.
Nella serata di ieri, infatti, i giudici del Tribunale distrettuale del Riesame hanno depositato in cancelleria il provvedimento con il quale hanno concesso gli arresti domiciliari all’ex sindaco ortese che, però, rimane detenuto nel carcere sammaritano sulla base di una seconda ordinanza cautelare a suo carico scattata quattro giorni fa. Con la stessa ordinanza, i giudici della Libertà presieduti da Gian Paolo Cariello, hanno concesso gli arresti domiciliari a Castrese Rennella, il poliziotto della Procura accusato di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio (difeso dall’avvocato Massimo Griffo) e scarcerato completamente Nicola Iovinella, uno dei tre funzionari dell’ufficio tecnico comunale di Orta di Atella. L’altro funzionario, Nicola Arena, difeso dall’avvocato Gennaro Iannotti, aveva già beneficiato degli arresti domiciliari. Rennella sconterà gli arresti domiciliari a Milano (presso l’abitazione di alcuni parenti) mentre le motivazioni del provvedimento dei giudici del Riesame saranno depositate tra una ventina di giorni. Dalle motivazioni, sarà interessante capire qual è stato il passaggio che l’altro giorno ha portato un diverso collegio del Riesame (l’ottava sezione, presieduta da Pierluigi Di Stefano) a non concedere la libertà al costruttore Antonio D’Ambra la cui posizione si sovrappone con quella di Brancaccio. L’ex sindaco di Orta di Atella, assistito dagli avvocati Michelangelo Basile e Maurizio Abbate, giovedì scorso ha anche sostenuto un nuovo interrogatorio di garanzia per l’arresto-bis di martedì scorso durante il quale ha preferito rispondere in relazione ad una sola contestazione accusatoria. Mezz’ora in tutto: il tempo di chiarire i particolari di un capo d’accusa e avvalersi della facoltà di non rispondere per un altro. Poche parole per chiarire che, nel corso del precedente interrogatorio (quello nato dal primo arresto), si era espresso male. Un «terribile frainteso», avrebbe detto Brancaccio, parole equivocate – a dire dell’ex sindaco di Orta di Atella – che avevano fatto scattare l’accusa di calunnia a carico del politico. Questa volta Brancaccio aveva tirato in ballo il comandante della stazione dei carabinieri di Sant’Arpino in merito ad alcune presunte informazioni apprese da quest’ultimo. Il politico, invece, non se l’è sentita di rispondere sull’altro capo d’accusa, quella di corruzione del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Iannini, in servizio alla sezione anticrimine di Castello di Cisterna, pure lui arrestato l’altro giorno. Il Mattino