ORTA DI ATELLA. Dopo la sospensione del consesso per presunte infiltrazioni della camorra, i commissari prefettizi Franco Provolo, Gerardo Iorio e Gaetano Cupello sono già nella piena fase organizzativa. Ieri hanno avuto il primo incontro con i dipendenti comunali e gli lsu.
Tutti sono stati invitati a svolgere il proprio compito bene e nel pieno rispetto delle regole. E intanto gli amministratori, con grande solerzia – sarà per i precedenti di peculato dell’ex sindaco Angelo Brancaccio?- hanno consegnato i telefoni cellulari del Comune. Parte così da una fine, quella di un processo politico conclusosi in disgrazia, la nuova epoca di Orta di Atella. Una fase nuova nella quale si dovrà dare spazio alle riflessioni. Più che mai necessarie, in un paese dove, nonostante la forte matrice culturale, si rischia di perdere la propria identità. Fanno rabbrividire le parole di una giovane ortese che in un forum scrive: «Sono cresciuta in una casa che alle spalle aveva la campagna e in lontananza una striscia di autostrada, ora solo palazzoni adiacenti a capannoni industriali e centri di compostaggio. Questo posto non è più casa mia e questa gente non è più la mia gente». Con il boom edilizio, a Orta si sono trasferiti tanti napoletani, colpiti da quel «territorio in espansione» tanto propagandato dai siti web delle agenzie immobiliari. Qualcuno i nuovi residenti li chiama «furastier». «È che prima eravamo pochi e invece all’improvviso ci siamo trovati in troppi», scrive un ragazzo che in un blog utilizza il nickname Ciuchino. La contaminazione è difficile, ma i ragazzi si confrontano anche sul futuro scioglimento. «Fantasy», ortese doc, si rivolge a «Cosimospa», che ad Orta ci abita da poco. «Il nostro paese – scrive – vive un momento di vera emergenza e forse proprio noi che siamo nati qui ne soffriamo di più». «Grucio» ha le idee chiare: «Lo scioglimento ci dice chiaramente che ad Orta ci sono uomini sporchi di camorra, di soldi macchiati di cemento e sangue».
Il Mattino (ALESSANDRA TOMMASINO)