“Uniti per la Vita”, la media Stanzione all’iniziativa pro-Telethon

di Redazione

 ORTA DI ATELLA. Nella sala consiliare del comune di Aversa si è tenuto il congresso d’apertura dell’associazione “Uniti per la Vita” pro Telethon.

Presenti, come sempre, oltre al sindaco della città di Aversa, anche prestigiosi rappresentanti nel campo della politica, dello spettacolo, dello sport, della formazione, del giornalismo e dei media a confermare che “uniti si vince”, frase che, per chi come Dino Carano porta avanti iniziative del genere, non è solo uno slogan ma un reale principio di vita che guida tutti coloro che ogni giorno della loro vita rivolgono un pensiero e un atto concreto in favore di chi ha più bisogno; un principio che ha bisogno di espandersi e di radicarsi nel quotidiano vivere civile. Un ruolo importante, in questo senso, lo riveste la scuola rappresentata da dirigenti e professori provenienti da numerose scuole dell’area aversana. Ad essa, unitamente alla famiglia, spetta l’importante compito di trasmettere quei valori essenziali di rispetto e di compartecipazione al “Tema della vita” proiettati nella realizzazione di una società finalmente non più dominata dall’indifferenza e dall’egoismo.

Davvero molto apprezzato dall’uditorio, a questo proposito, è stato l’intervento della dirigente Arcangela Del Prete della scuola “Massimo Stanzione” di Orta di Atella, la quale ha ricordato le parole di Blaise Pascal: “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci”. L’indifferenza, dunque, come autodifesa contro il senso d’impotenza e di frustrazione che questo comporta. In realtà l’entusiasmo trascinante di Carano e di tutte le persone – e sono tante – che hanno operato e che operano incessantemente nel campo della solidarietà, quella intima serenità che traspare dai loro gesti e dalle loro parole, dimostra che sentirsi in comunione col prossimo dona realmente un senso di benessere individuale. Ma non solo.

“Senza il costituirsi spontaneo di una catena di solidarietà – ha continuato la dirigente – si avrebbe una società nella quale al dramma del dolore si aggiungerebbe la tragedia della solitudine. La maturazione nei futuri cittadini del senso di comunione, dunque, deve costituire il fine ultimo della formazione”. La dirigente ha poi sottolineato che “la scuola non può limitarsi alla semplice trasmissione dei saperi in quanto si avrebbe una generazione di individui istruiti, certo, ma che rischierebbero di perdere definitivamente la ‘coscienza dell’umano’. Essa, perciò, se deve porsi come fine ultimo la formazione di uomini e donne ‘sane’ – nel rispetto di quell’Unus di materia e coscienza che caratterizza l’essere umano in quanto tale deve curare il ‘cuore’, ossia stimolare al contatto con il senso più profondo della nostra vita che si estrinseca nella ricerca dell’altro, nella capacità empatica di sentirsi in comunione con gli altri traendone forza e calore. Tali principi hanno sempre ispirato l’offerta formativa della nostra scuola”.

“Nella realtà dei fatti, – ha concluso la professoressa Del Prete – la scuola ‘Stanzione’ ha sempre dedicato molte energie a progetti, laboratori e iniziative benefiche e di legalità, coinvolgendo al massimo grado gli alunni. E’ mia ferma convinzione, infatti, che solo con l’esperienza diretta ed attiva ad iniziative benefiche è possibile far comprendere ai giovani il valore umano e sociale della solidarietà”.

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