AVERSA. Un commercio cittadino mortificato da anni di incuria generalema i cui destini non sono, fortunatamente, ancora segnati.
Questo quanto emerge dallintervista rilasciata dal presidente del Consorzio Botteghe del Seggio Vittorio Scaringiache, senza incertezze,indica le cause dellinvoluzione del settore, in particolare per quanto attiene agli esercizi ubicati nel centro storico.
Scaringia, crisi di vendite, litigiosità fra le associazioni di categoria, una dialettica difficile anche con lamministrazione comunale. Ormai è da tempo che il commercio ad Aversa sta vivendo un clima particolarmente tormentato. Perché?
Le ragioni di questo stato di cose sono diverse come diverse sono le responsabilità. Pur premettendo che nessuno in questa vicenda è esente da colpe, non posso non sottolineare come il commercio ad Aversa non sia stato vissuto dalle ultime e diverse amministrazioni comunali come una priorità. Tuttaltro. Manca ed è mancata del tutto una seria programmazione per lo sviluppo commerciale. Non cè un progetto per il rilancio delle attività commerciali, non cè una previsione dei servizi che tali attività necessitano a loro supporto. Non cè la ricerca di metodiche che possano attrarre visitatori e, quindi, potenziali clienti in città. Tutto viene improvvisato in virtù di quello che può essere lassessore al ramo di turno. In particolare, poi, il commercio del centro storico soffre la trascuratezza che da anniinveste questultimo. I lavori di riqualificazione stradale sono durati oltre 2 anni a mezzo invece degli 8 mesi previsti e non hanno permesso di ‘declassare’ la zona in modo da defiscalizzarla. Non credo che in Italia vi sia un centro storico nelle condizioni in cui versa quello aversano. Molti locali sfitti sono in una situazione di estrema fatiscenza, oltre alla mancanza, ripeto, di servizi, anche minimi, che si riscontra anche sul perimetro del centro storico. Intanto,il commercio come realtà generale si è evoluto ad una velocità straordinaria. Oggi Aversa non può vantare più, come accadeva in passato, una specialità di offerta. Il commercio aversano soffre la competizione di una più diffusa presenza commerciale in provincia anche a causa dei centri di grossa distribuzione. Una realtà competitiva, quindi,rispetto alla quale qui ad Aversa non cè stato un sufficiente adeguamento, sia da parte di alcuni esercenti ma, soprattutto, sul piano della programmazione complessiva che vede protagoniste le istituzioni, in primis lamministrazione.
Dinanzi a siffatto stato di cose, però, quale può essere la chiave di volta per un rilancio del settore?
Il progetto Più Europa che prevede limpiego di fondi per un rilancio del commercio, contestualmente allhabitat in cui avvengono le sue dinamiche, potrebbe essere uno strumento efficace. Stiamo attenti, però, ai passi falsi.
Cosa intende?
Allinterno della pianificazione del Siad, pur non avendo visionato la cartografia, pare ci sia la possibilità diapertura di esercizi dimedia distribuzionein quasi tutte le aree industriali dimesse (vedi Texas), nelle zone Pip e, dunque, su di unarea complessivamente enorme. Un suicidio commerciale. Occorre, invece, una programmazione che ci consenta di sfruttare al meglio le possibilità offerte dal progetto Più Europa. Questo prevede, fra laltro, il finanziamento per il recupero di immobili appartenenti al clero, non più impiegati per funzioni di culto;il che, per una città come Aversa, definita delle ‘cento chiese’, immaginiamo quale oggettiva riqualificazione comporterebbe. Per questo, però, occorre competenza e volontà. Al momento stiamo cercando di costituire un comitato di proprietari di locali di via Seggio e via Sanfeliceche possa dare forza nelle rivendicazioni a ‘Botteghe del Seggio’ con unastrategia di marketing condivisa e da proporre allamministrazione comunale per il rilancio del centro storico e del suo commercio.