Scuola elementare a rischio

di Redazione

ScuolaSANTA MARIA A VICO. Il nostro appuntamento con la disamina delle problematiche locali raggiunge il centro del paese per affrontare un’emergenza prioritaria che tocca l’intera comunità di S. Maria a Vico.

L’edifico di piazza Roma, ospitante la scuola elementare G. Leopardi, versa in condizioni statiche preoccupanti. La struttura in muratura, costruita solo per sostenere carichi verticali e già gravata dai movimenti tellurici dell’80, poggia su numerose cavità che la espongono a particolari rischi in caso di evento sismico, amplificati dalle numerose microlesioni che interessano l’intera struttura portante. Nelle riunioni politiche di maggioranza, svolte tra settembre a dicembre, più volte si è proposto il cambio di destinazione d’uso dell’edificio scolastico, perché a rischio per i bambini e perché la zona nel quale è inserito è poco fruibile. Inoltre, le attrezzature sono scarse e manca un adeguato spazio di pertinenza per le attività ginniche. I socialisti dello SDI, hanno, infatti, più volte suggerito, di utilizzare il palazzo come sede comunale ed approfittare dell’occasione per valutare staticamente la stabilità della struttura, che non rispetta le norme di sicurezza emanate dopo i tragici eventi di San Giuliano di Puglia. Per puro spirito di responsabilità si era proposta una verifica sismica “gratuita” per opera di un Dipartimento Universitario di Strutture al quale era stato già esposto il caso. A vantaggio di quanto proposto, per le verifiche sismiche della struttura sarebbe possibile utilizzare le risorse della legge 289/2002 e predisporre il piano straordinario di messa in sicurezza sismica. Le risposte fino ad oggi avute risultano insufficienti, si sostiene, erroneamente (o per oscura convenienza) che l’edificio non può sopportare una struttura municipale. A questa risposta ci siamo chiesti semplicemente: >.
La normativa sismica nazionale, per il Comune di S. Maria a Vico, ha riconfermato la seconda classe sismica; questo vuol dire elevato rischio sismico, che per determinate categorie, come le scuole e gli edifici pubblici costruiti prima dell’1884, impone l’obbligo ope-legis di intervenire. Per chiarire meglio ricordiamo che la normativa sismica, prodotta dopo il sisma del 31 ottobre 2002 che provocò il crollo del solaio della scuola elementare di San Giuliano di Puglia, inserì nel panorama normativo l’Ordinanza P.C.M. n° 3274/2003 per introdurre la nuova classificazione sismica del territorio nazionale, modificare la procedura di calcolo delle strutture e obbligare la verifica degli edifici di interesse strategico, la cui “funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile e di tutti gli edifici che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso”. Il 10 maggio 2005 viene emanata l’Ordinanza 3431, che apporta modifiche ed integrazioni alla precedente Ordinanza 3274 e ne proroga di ulteriori 3 mesi il periodo sperimentale di applicazione.
Ricordiamo, a quanti intendono sottovalutare il problema, i fatti di quel tragico giovedì di ottobre a San Giuliano di Puglia: in quel momento nell’Istituto erano presenti quattro insegnanti, due bidelli e 58 bambini. Molti di essi non rividero più la luce. Subito dopo scoppiarono le polemiche, si denunciò la carenza di manutenzione e la cattiva qualità della costruzione. In seguito venne istruito un processo per determinare le colpe.
Si richiama l’attenzione degli organi competenti a farsi carico del problema, ormai noto, onde evitare che la storia si ripeta e che colpisca senza preavviso anche la nostra realtà. Un’Amministrazione responsabile non può sottovalutare questi problemi e aspettare eventi catastrofici per intervenire. Chi sa ha l’obbligo morale di segnalare, con spirito di salvaguardia, i gravi problemi che si registrano nelle nostre comunità e non fingere di non sapere.

Mariano Nuzzo

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