Il sottosuolo delle discariche Mastroianni e Lo Uttaro è inquinato

di Redazione

cava MastroianniSAN NICOLA LA STRADA. La contaminazione delle acque in Campania causa l’obsolescenza degli allacci e delle derivazioni cittadine è un fatto balzato alla ribalta della cronaca soprattutto grazie alle analisi del Naval Hospital di Napoli, istituto medico al servizio della Marina degli Stati Uniti, che ha voluto controllare lo stato dei rubinetti dei suoi dipendenti di stanza in Italia.

Ma se il controllo delle fontane di 48 case su 150 occupate dai marine lasciano scorrere colibatteri e coliformi, come evidenziato dagli esami batteriologici effettuati, le rare analisi chimico fisiche fatte sull’acqua di falda denunciano la presenza di metalli pesanti quali fluoruri, cadmio,ferro, mercurio. “È in atto un pericoloso attacco ai giacimenti idrici sotterranei di cui la provincia di Caserta è tradizionalmente ricca” denunziano Pasquale Costagliola e Lorenzo Tessitore, entrambi esponenti del ComEr. “Un pericolo determinato dai rifiuti che in superficie rilasciano elementi inquinanti che penetrano in profondità. Secondo dati ufficiali dell’Arpa Campania, solo il 18 per cento delle acque sotterranee presenta una qualità ’elevata’, a fronte di un 40 percento definita ’scarsa’”. Per Pasquale Costagliola: “La discarica Lo Uttaro è un esempio di compromissione delle falde. La presenza di un mare di percolato è stato denunciato da circa un anno dalle associazioni e le foto scattate in questi giorni mostrano come l’infiltrazione abbia captato in basso molto del liquido che era in superficie. Come tutti sanno nella discarica Lo Uttaro” erano stati sversati elementi chimici come idrocarburi in gran quantità e metalli pesanti. Un fatto rilevato dalle autorità giudiziarie che commissionarono analisi ad istituti specializzati e tecnici qualificati come il professore De Rosa. Agli atti – ha proseguito Costagliola – vi sono le analisi della Recam laboratorio di Modena e si ha conoscenza dei controlli operati dal Genio Militare fatti su richiesta di Gianni De Gennaro, quando era commissario. Oggi affiora un ulteriore questione collegata al problema della minaccia portata al nostro patrimonio idrico. Il sottosuolo della cava Mastroianni è attraversato da una delle condotte principali dell’acquedotto campano. Una pipe line – sottolinea Costagliola – che capta l’acqua dalle sorgenti del casertano e che serve anche il comune di Napoli e paesi limitrofi. Qualche anno fa un tratto dell’Appia Antica, adiacente la cava Mastroianni, in prossimità della curva di Maddaloni, cedette a seguito di una perdita dell’acquedotto. Ancora oggi è visibile il tratto di asfalto rinnovato per il ripristino della strada. Si deve ricordare che prima ancora, nel territorio di San Clemente vi era stato una rottura dei tubi che provocò peraltro l’inondazione del parco Primavera di via Bersaglio con gravi danni alle abitazioni. Il progetto ( art. 11 del decreto n. 90 del 23 maggio 2008 convertito in Legge 14 luglio 2008, n. 123) di usare la cava Mastroianni mette in pericolo l’approvvigionamento idrico di centinaia di migliaia di cittadini”. I comitati sono all’erta per questa (nuovo) elemento e Pasquale Costagliola e Lorenzo Tessitore si accingono ad incontrare i vertici di Eniacqua a Napoli al Centro direzionale e stanno preparando una lettera al Sottosegretario all’ambiente.

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