“La scuola dei buffoni” di scena il 15 luglio

di Redazione

Antonio Iavazzo SAN NICOLA LS. Nell’ambito della decima edizione della rassegna estiva “Arte e Cultura sotto le stelle”, in corso di svolgimento nella Città di San Nicola la Strada, il regista Antonio Iavazzo porta in scena “La Scuola dei Buffoni” di Michel De Ghelderode.

Lo spettacolo è in cartellone giovedì 15 luglio, alle ore 21.00, nell’Arena Comunale “Ferdinando II” sita nella splendida cornice del Real Sito Borbonico “Madonna delle Grazie”, con ingresso in Piazza Parrocchia, che ospita l’associazione culturale “Il Colibrì”, il gruppo teatrale “Il Pendolo” e l’associazione culturale “Itinerarte”, con l’atto unico firmato nel 1953 dal drammaturgo belga particolarmente avvezzo al grottesco e al conflitto atavico tra bene e male. Liberamente ispirato all’opera omonima di De Ghelderode, l’adattamento di Antonio Iavazzo vedrà sul palco Cecilia Arzano, Giuseppe De Nubbio, Aniello Garofalo, Carmine Losanno, Vincenzo Nappi, Luca Palmieri, Caterina Perretta, Rosanna Pezzella, Francesca Saladino e Marco Serra vestire i panni di buffoni, re e dame accaniti nell’invidia e dissolti nell’egoismo.

La vicenda si snoda in un’atmosfera sconsacrata nella quale Folial ha cresciuto presso di sé figli illegittimi, poveri, storpi e maledetti, trasformandoli in una nutrita schiera di buffoni che rivende alle corti. In un’atmosfera macabra e paradossale, i protagonisti sono immortalati nell’esaltazione di appropriarsi del segreto del loro maestro che potrebbe renderli liberi e potenti tra le mura dei palazzi dei re. Per centrare il loro obiettivo, organizzano uno psicodramma che ricorda la tragedia d’amore di Veneranda, figlia di Folial, che ha amato Don Carlos, figlio del re Filippo, ed è stata amata dallo stesso padre e dal buffone-bestia di corte. La deflagrazione della sofferenza in Folial per la rievocazione del lutto e la violenta vendetta scatenata contro i suoi buffoni offrono l’occasione per svelare la natura demoniaca e angelicata degli uomini tra lo sbuffo e il ghigno delle loro vite per le quali non può esistere una sola e incondizionata verità.

Per il regista, “ciò che resta di tutto questo è la consapevolezza che si può conoscere probabilmente solo in un modo: con l’amore. E se pur qualcosa di bello si percepisce ancora, si ricordi sempre che è un’illusione… è lo spettacolo, perché per quanto la verità sia bellezza, la bellezza non sempre è verità”.

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