AVERSA. Operazione “Woody Cash” della Guardia di Finanza di Salerno che ha sgominato un’associazione per delinquere ramificata in tutta Italia …
… con contatti all’estero e dedita alla frode fiscale mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture false per 85 milioni di euro.
Eseguite sei ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e quattro ai domiciliari, tra le province di Napoli, Caserta e Salerno. Notificate, inoltre, 10 misure interdittive all’esercizio d’impresa, apposti sigilli a 15 aziende del settore del commercio di imballaggi e cassette in legno e sequestrati beni immobili e mobili, quote societarie, somme di denaro per 24 milioni di euro.
Le indagini dei finanzieri, guidati dal tenente colonnello Francesco Mazzotta, sono iniziate nel 2007 partendo da sospette vincite al superenalotto ed operazioni bancarie in merito ad anomale movimentazioni sui conti correnti di un noto imprenditore della zona di Angri (Salerno). Da qui scoperta la grossa frode fiscale nella quale sono a vario titolo implicati 59 imprenditori, molti dei quali titolari di imprese ‘cartiere’ costituite cioè solo per simulare operazioni commerciali, in realtà mai avvenute, ed emettere fatture false. Si tratta di uno dei più articolati sistemi di frode al fisco, con riflessi su tutto il territorio nazionale ed oltre confine, mai congegnati da imprese campane.
Accertata l’emissione e l’utilizzazione di circa 1.500 fatture false per un volume di operazioni fittizie di 85 milioni di euro e la precostituzione di indebiti crediti d’imposta ai fini dell’Iva e delle imposte sui redditi pari a oltre 34 milioni di euro. L’attività investigativa, svolta anche con intercettazioni telefoniche e inizialmente orientate su imprenditori operanti nell’agro nocerino-sarnese, è stata successivamente estesa su persone della provincia di Caserta, tutte pressoché riconducibili ad una nota famiglia di imprenditori di Aversa che aveva da tempo esteso i propri interessi economici sulla provincia di Salerno.In particolare, un imprenditore aversano, Gabriele Brusciano, detto “Massimo”, 30 anni, annoverabile tra gli attori principali della maxi-frode, ora finito agli arresti domiciliari, già a marzo scorso era stato arrestato dalle Fiamme Gialle su mandato della Dda di Napoli in quanto ritenuto un affiliato al boss dei Casalesi Giuseppe Setola, poi scarcerato dal Tribunale del Riesame.
Il gruppo criminale aveva trovato contatti anche in Francia, dove due degli imprenditori indagati erano rappresentanti legali anche di società transalpine che non erano operative ma producevano giri di fatture false per milioni di euro a favore delle imprese campane coinvolte nella frode.
La Guardia di Finanza ha recuperato una consistente parte degli introiti illeciti conseguiti dalla banda sequestrando immobili, autovetture e disponibilità di denaro riconducibili agli indagati, congelando conti correnti bancari e portafogli titoli esistenti presso 48 diversi istituti di credito in tutta Italia.
Dal giro di fatturazioni, ma soprattutto dalle perquisizioni effettuate gli inquirenti hanno seri sospetti che il clan dei Casalesi volesse mettere le mani anche sul territorio dell’agro sarnese nocerino. “Abbiamo elementi concreti – ha dichiarato il pm Lenza – per pensare che un gruppo riconducibile al clan dei Casalesi avesse intessuto contatti importanti nell’agro sarnese nocerino”.