Ciclisti indisciplinati, un fenomeno poco considerato

di Antonio Arduino

Porta Napoli, un ciclista contro manoAVERSA. Bicicletta, che passione, ma attenzione andare in bici può costare la vita. Ad Aversa ogni giorno sono almeno una decina i ciclisti che ricorrono alla cure del pronto soccorso dell’ospedale cittadino.

In Italia, stando ai dati forniti dall’Associazione Amici e Sostenitori della Polizia Stradale (Asaps), aggiornati al 2005, per incidenti che hanno visto coinvolte persone in bicicletta in quell’anno in sono morti 352 ciclisti e 14.535 sono rimasti feriti. In questa poco edificante statistica a fare la parte del leone sono gli ultrasessantacinquenni che rappresentano il 48 per cento dei ciclisti rimasti vittima d’incidenti.

Dati che sarebbero cresciuti così tanto da raddoppiare a fine 2008, collocando la bicicletta al primo posto della classifica dei mezzi di trasporto considerati pericolosi. Questo perché, benché i numeri, in assoluto, siano di molto inferiori a quelli rilevati per incidenti che vedono coinvolte auto e moto, la diffusione delle biciclette sulle strade italiane è di gran lunga inferiore rispetto ad auto e moto. Cosa che, nel rapporto, colloca la bicicletta al primo posto della classifica dei mezzi di trasporto considerati pericolosi. Innanzitutto per colpa dei ciclisti.

Poi per la troppa benevolenza concessa dalla polizia municipale a questa categoria di utenti della strada ai quali è permesso praticamente di tutto. Come il viaggiare contromano, senza casco, senza dispositivi di segnalazione, senza rispettare semafori e precedenze, sostare ovunque vi sia uno spazio, guidare con una mano sola tenendo con l’altra il telefonino, trasportare carichi senza disporre di contenitori appositi e omologati o trasportare passeggeri senza usare idonei dispositivi. Norme tutte contenute e regolamentate dal codice della strada che non solo detta i comportamenti da seguire da chi va in bici, ma anche come le biciclette vadano costruite per essere autorizzate a circolare su strada. Gli articoli 1, 3, 39, 40, 41,50, 68, 69, 145, 148, 152, 153, 157, 158, 170, 175, 182 parlano chiaro.

Ma quanti ciclisti sanno che esistono, anzi quanti sanno che anche per i ciclisti esiste un codice della strada? Quello stesso codice che, in applicazione dell’articolo 190, fa sanzionare un pedone che non attraversa la strada sulle strisce. Quanti sanno che il codice della strada afferma che il ciclista è un utente stradale avente gli stessi diritti e doveri dell’ automobilista per quanto riguarda transiti contromano, semafori, marciapiedi e di conseguenza subisce gli stessi trattamenti degli altri veicoli? Stando all’evidenza quotidiana, la risposta è nessuno.

Aquesto punto è d’obbligo una domand: perché la polizia municipale non informa e poi, magari, sanziona facendo rispettare il codice della strada anche ai ciclisti? Toccandoli nel portafoglio ne guadagnerebbero tutti in sicurezza e salute, a cominciare dai ciclisti.

Il decalogo del ciclista

1. Facciamoci rispettare
La bicicletta è democratica e rispettosa. Non fa rumore, non inquina e occupa poco spazio. Pretendiamo quindi che le venga sempre riconosciuta la dignità che merita.

2. Teniamo la destra, ma non troppo
Lo sportello dell’automobilista distratto, il tombino sporgente, il muso di un’auto in uscita da un passo carraio, il pedone pronto a scendere dal marciapiede sono sempre in agguato. Teniamoci alla larga dal ciglio della strada anche per riservarci un margine di sicurezza per difenderci dal camion che troppo disinvoltamente ci fa il pelo.

3. Sorpasso a destra
Alle biciclette è consentito di sorpassare a destra una colonna di veicoli fermi o in lento movimento. Fate molta attenzione quando passate a destra delle auto incolonnate e radente alle auto in sosta. Assicuratevi che nessuno apra lo sportello e usate il campanello senza risparmio. Molto attenti in prossimità dei semafori, la colonna si muove e qualcuno può svoltare a destra. Mai sorpassare a destra un camion o una corriera se non siete più che certi che sono e resteranno fermi.

4. Andante con brio
In città un’andatura sostenuta, ma senza eccessi, offre molta più sicurezza di un incedere lento. In bici, a bassa velocità, l’equilibrio è minore. Inoltre il ciclista che si muove disinvolto, quasi alla stessa velocità delle auto, incute maggior rispetto e l’automobilista ha più tempo per individuarlo.

5. Facciamoci vedere
Il ciclista, senza per questo essere un esibizionista, deve sempre rendersi visibile. Buona parte degli incidenti derivano proprio dal non essere visti. Abbigliamento colorato o sgargiante e catarifrangenti sempre puliti sono un elemento importante per la nostra sicurezza e, non appena la visibilità comincia a scarseggiare, accendiamo senza indugio i fanali. In caso di pioggia e freddo evitate indumenti troppo svolazzanti ed i vietatissimi ombrelli.

6. Mani in alto
Imponiamoci di segnalare sempre alzando le braccia, in maniera chiara e decisa, di lato per i cambi di direzione o in alto per le fermate improvvise. Agli altri utenti della strada dobbiamo sempre far capire le nostre intenzioni.

7. Usa le zebre
Nei grossi incroci, dove il traffico è intenso, e in condizioni di scarsa visibiltà è meglio non rischiare e scendere dalla bici per utilizzare gli attraversamenti pedonali.

8. Tutti in pista
Al ciclista è fatto obbligo di usare, laddove esistono, le piste ciclabili. Se disgraziatamente ci investono mentre pedaliamo sulla strada e non sulla pista ciclabile la responsabilità sarà tutta nostra.

9. Tiriamo la corda
La sicurezza si basa anche sull’efficienza del mezzo. Controlliamo frequentemente lo stato di freni e pneumatici senza dimenticarci dell’impianto elettrico.

10. Non facciamocela rubare
La bici è un bene prezioso. Custodiamola nel modo migliore e non lesiniamo sui soldi da spendere per un buon lucchetto.

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